PALAZZI NOBILI DI ROMA

ANDIAMO ALLA SCOPERTA DI

SPLENDIDI PALAZZI TESTIMONI

DEL LUSSO CUI AMAVANO CIRCONDARSI

LE NOBILI FAMIGLIE ROMANE

INTRODUZIONE

Roma conserva numerosi palazzi delle famiglie nobili, in essi hanno lavorato i migliori architetti, e sono stati abbelliti con opere d’arte dei migliori pittori e scultori. Il palazzo diventava così un modo per mostrare a tutti lo status sociale raggiunto dalla famiglia, la sua potenza, che spesso derivava dagli stretti rapporti di parentela con la corte papale. Il nepotismo (cioè i favori che il Papa concedeva agli appartenenti alla propria famiglia), era il modo attraverso il quale tale famiglia riusciva ad arricchirsi e ad alimentare sempre più il proprio potere.

Visiteremo in questo itinerario i palazzi del Cinquecento e del Seicento, lasciando ad un altro, quelli del periodo rinascimentale.

Il giorno 11.12.11 con Mario abbiamo visitato: palazzo Barberini, palazzo Colonna, palazzo Farnese e palazzo Borghese. Il 5 maggio 2013, sotto una pioggia battente abbiamo visitato il Casino Borghese e palazzo Corsini alla Lungara, poi l’itinerario è stato sospeso per le condizioni metereologiche.

PALAZZO DORIA PAMPHILI

via del Corso o piazza del Collegio Romano, rione Pigna.

Il palazzo volge la facciata principale su via del Corso, mentre l’ingresso è in piazza del Collegio Romano 2, è ancora un palazzo privato, appartiene ai discendenti della famiglia Doria Pamphili ed è sede di una delle più prestigiose raccolte d’arte private (aperto al pubblico) con quadri di: Caravaggio "Riposo nella fuga in Egitto" e la "Maddalena"; di Filippo Lippi "L'Annunciazione", di Raffaello il "Doppio ritratto" (Andrea Navagero e Agostino Beazzano), di Tiziano "La Spagna soccorre la Religione", di Diego Velasquez "Ritratto di Innocenzo X" (1650), di Mattia Preti "Il Concerto", il "Paradiso terrestre" di Jan Brueghel il Vecchio, il busto di Olimpia Maidalchini Pamphili marmo di Alessandro Algardi e sculture del Bernini (busto di Innocenzo X). La famiglia possedeva anche la villa omonima, oggi aperta al pubblico, iniziata nel 1630, all’interno si trova il Casino del Bel Respiro di Alessandro Algardi (1644 – 52).

Giovanni Battista Pamphili, Papa nel 1644, col nome di Innocenzo X, aveva realizzato per la sua famiglia lo splendido palazzo in piazza Navona in continuità con la chiesa di Sant’Agnese in Agone. Come da tradizione il nipote Camillo fu nominato cardinal "nepote", in pratica il vero governatore dello Stato della Chiesa. Camillo però si innamorò di Olimpia Aldobrandini, per lei abbandonò la porpora cardinalizia suscitando l’indignazione dello zio papa, sposò l’amata fuori Roma e andò a vivere lontano dalla corte pontificia. Quando le acque si furono calmate, la giovane coppia tornò a vivere a Roma risiedendo in questo palazzo che provvide ad abbellire iniziando così la collezione d’arte che noi oggi abbiamo la fortuna di vedere.

Il palazzo suscitò lo stupore e l’imbarazzo del kaiser di Germania Guglielmo II che, intervenuto ad un ricevimento, si scusò di non essere in grado di ricambiare tale ospitalità.

Il palazzo si è venuto costituendo nell’arco di quattro secoli. Il primo nucleo si formò a metà del Quattrocento, accanto alla chiesa di Santa Maria in via Lata. Fu portato in dote nel 1647 da Olimpia a Camillo Pamphili che lo fece ingrandire da Antonio Del Grande, al quale si devono i prospetti sulla piazza e su via della Gatta. La facciata sul Corso venne rifatta nelle forme attuali da Gabriele Valvassori (1731-34). Gli ultimi grandi lavori, diretti da Andrea Busiri Vici, iniziarono nel 1846 e si protrassero fino alla fine del secolo.

La facciata sul Corso è una delle architetture più originali e innovative della prima metà del Settecento romano, ha un accentuato andamento orizzontale, le finestre del mezzanino e del piano terra sono fantasiose e agganciate alle fasce orizzontali, quelle del primo e secondo piano hanno timpani diversi sul balcone centrale e sulle testate, i capitelli delle colonne dei portali hanno lo stemma araldico in sostituzione delle foglie d’acanto. Il cortile d’onore, a pianta quasi quadrata con portico ad arcate su colonne, risalente ai primi del Cinquecento, all’origine aveva un piano superiore che fu tamponato dal Valvassori che creò così la galleria sui quattro lati raccordanti i vari nuclei del palazzo.

Sulla piazza affaccia il palazzo del Collegio Romano, sorto per iniziativa di Sant’Ignazio di Loyola, su modello dell’università di Parigi, per coloro che aspiravano a militare nella compagnia di Gesù. La costruzione, intrapresa nel 1582, da papa Gregorio XIII venne inaugurata il 28 ottobre 1584, ritenuta di Bartolomeo Ammannati, è più probabile opera di Giuseppe Valeriano. Il palazzo ospitava una biblioteca ricca di 50.000 volumi che dopo l’Unità d’Italia fu il nucleo iniziale della biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II, che ebbe sede in questo palazzo e trasferita nel 1975 nella nuova sede di Castro Pretorio opera di Massimo Castellazzi, Tullio Dell’Anese e Annibale Vitellozzi. Nel palazzo del Collegio Romano ebbero sede altresì il museo Kircheriano, la spezieria e l’osservatorio astronomico. Dopo l’abolizione dell’asse ecclesiastico, i gesuiti si spostarono in un vicino palazzo e dal 1930 nel palazzo della Pontificia Università Gregoriana di Giulio Barluzzi in piazza della Pilotta. Nel palazzo del Collegio Romano venne istituito il primo liceo ginnasio della capitale: Ennio Quirino Visconti, il museo preistorico etnografico Luigi Pigorini (oggi all’Eur) e dal 1975 il ministero dei Beni Culturali e Ambientali.

L’imponente facciata in cotto è articolata in tre corpi: quello centrale più alto è coronato da una balaustra, al centro un campanile. Sull’asse centrale si sovrappongono una nicchia, lo stemma di Gregorio XIII (scalpellato) con lapide di fondazione e un orologio su cui erano regolati tutti quelli della città. A destra si innalza la torre per le osservazioni metereologi che, costruita nel 1787.

Sulla piazza anche il monastero e la chiesa di Santa Marta, iniziato nel 1546, rinnovato a fine Seicento da Giovanni Antonio de Rossi poi da Carlo Fontana che configurò il sontuoso interno. Nel 1852 Luigi Poletti realizzò il prospetto su via Piè di Marmo in seguito alle demolizioni per allargare la strada. Il complesso è stato sede della Questura.

All'estremità della piazza con via del Piè di Marmo si trova una famosa cioccolateria di Roma: Moriondo & Gariglio, si tratta di un laboratorio artigiano fondato nel 1850 a Torino già servitori della Real Casa, successivamente si trasferirono a Roma quando venne raggiunta l'Unità d'Italia e i reali si stabilirono al Quirinale. La lavorazione del cioccolato avviene ancora oggi secondo una tecnica che si tramanda di generazione in generazione.

PALAZZO COLONNA

via della Pilotta o piazza Santi Apostoli, rione Trevi.

In piazza Ss. Apostoli si trova il palazzo Colonna proprietà di una antichissima famiglia romana che, secondo la leggenda, discendeva direttamente da Traiano, per cui nello stemma si trova la famosa colonna. Esponente di spicco della famiglia fu Marcantonio Colonna, vincitore nel 1571 della battaglia di Lepanto che decretò la fine del predominio turco sul Mediterraneo. L’episodio viene ricordato negli affreschi che decorano le sale e anche nelle fastose consolles che hanno come base figure di schiavi turchi incatenati. Sui gradini della galleria è rimasta incastrata invece una palla di cannone sparata dal Gianicolo in occasione dei combattimenti tra francesi e garibaldini per la repubblica Romana del 1849.

In questa sontuosa galleria fu girata la scena finale del famoso film "Vacanze romane" con Audrey Hepburn e Gregory Peck.

Il palazzo fu eretto da Martino V sul luogo di un castello dei conti di Tuscolo anteriore al Mille e in parte ricostruito nel 1730 da Nicola Michetti. La galleria Colonna, con ingresso da via della Pilotta 17, sorse nel 1654-65 ad opera del cardinale Girolamo e incrementata da Lorenzo Onofrio Colonna e da Fabrizio Colonna. Dopo la vendita forzosa di un discreto numero di capolavori nel 1798, nell’Ottocento entrarono nella collezione dipinti di maestri italiani del Trecento e Quattrocento, mentre nel secolo successivo – una accorta politica di acquisti – ha riportato la collezione agli antichi splendori.

Nella sala della Colonna Bellica, cosiddetta per la colonna di marmo rosso antico (emblema della famiglia) posta al centro e sormontata da una statua di Pallade, si trova "Narciso al fonte" di Jacopo Tintoretto e "Venere, Cupido e Satiro" tavola del Bronzino.

La sala Grande è un ambiente fastosamente decorato secondo il progetto di Antonio Del Grande e Girolamo Fontana, lesene corinzie binate ripartiscono l’ambiente, uno dei gradini venne spezzato da un colpo di cannone entrato dalla finestra durante l’assedio francese del 1849. E’ stata paragonata alla galleria di Versailles. Qui si trova il "San Paolo eremita" del Guercino.

Segue la sala dei Paesaggi, a questa la sala di Martino V, qui, fra innumerevoli capolavori ecco la tela "Mangiafagioli" di Annibale Carracci.

La sala del Trono era destinata, secondo l’uso delle case principesche romane, a ricevere il pontefice. Sotto il baldacchino della poltrona che funge da trono ritratti di Martino V e Felice Colonna. Nella sala è conservato un portolano del 1572 che si ritiene adoperato da Marcantonio Colonna a Lepanto.

Segue la sala dei Primitivi.

PALAZZO BARBERINI CHE OSPITA LA

GALLERIA NAZIONALE D’ARTE ANTICA

via delle Quattro Fontane, rione Trevi.

Uno dei più imponenti palazzi nobiliari costruiti a Roma ed uno degli esempi più alti dello stile Barocco. L’elezione al soglio pontificio di Urbano VIII nel 1623 portò la famiglia Barberini a volere per se un palazzo che fosse emblema del livello sociale raggiunto. Per realizzare tale palazzo vi lavorarono tre artisti di livello eccezionale: Bernini, Borromini e Pietro da Cortona.

Fu Carlo Maderno a iniziare i lavori e a concepire una pianta innovativa, non chiusa con un cortile al centro, secondo la tradizione rinascimentale, bensì aperta ad ali parallele congiunte da un corpo centrale (come la villa Farnesina di Baldassarre Peruzzi). Ampio e solenne lo scalone a pianta quadrata , sulla sinistra, opera del Bernini, più piccola ma pittoresca la scala elicoidale a destra, realizzata dal Borromini. Pietro da Cortona, invece, dipinse la volta del grande salone, che porta il suo nome, con il Trionfo della Divina Provvidenza, giustamente considerato uno dei vertici della pittura barocca. Con essa si voleva esaltare la famiglia Barberini, in essa l’artista fece uso di ardite trovate prospettiche e illusionistiche.

Il palazzo, acquistato dallo Stato nel 1949, ospita la Galleria Nazionale d’Arte Antica, istituita nel 1895 e già ospitata in palazzo Corsini (a Trastevere). Tra le opere più importanti non si può mancare "La Fornarina" di Raffaello, che secondo la tradizione ritrasse la donna amata. Eccezionali anche le due tele di Caravaggio: "Giuditta taglia la testa a Oloferne" e "Narciso". Nella sala II: "Madonna col Bambino" e "Annunciazione" di Filippo Lippi. Nella sala V: "Madonna con Bambino" opera non finita di Domenico Beccafumi. Nella sala IX: Storie di Giuseppe, Adorazione dei pastori e Battesimo di Cristo, bozzetti del Greco. Sala XVII: autoritratto di Artemisia Gentileschi. Sala XVIII presunto ritratto della sventurata Beatrice Cenci, protagonista di una tragica storia che commosse tutta Roma, opera di Guido Reni. Il secondo piano ospita opere del Settecento. L’appartamento fatto decorare da Cornelia Costanza Barberini fra il 1750 e il ’70, accoglie una ricca collezione di mobili sei – settecenteschi, di porcellane sia italiane che straniere, di vetri e alcuni costumi.

Il sontuoso palazzo affascinò molto il poeta Gabriele D’Annunzio, che per un periodo visse in via Quattro Fontane, qui ambientò la storia d’amore tra Andrea Sperelli ed Elena Muti, protagonisti del romanzo "Il piacere".

Si deve purtroppo segnalare che fino a pochi mesi fa la galleria ha dovuto convivere con il circolo ufficiali costringendo tantissime tele, veri e propri pezzi unici, a permanere nei depositi. E’ prossimo l’ampliamento della galleria.

CASINO BORGHESE CHE OSPITA LA

GALLERIA BORGHESE

piazza della Galleria Borghese, quartiere Pinciano.

L’itinerario ci porta nella più celebre villa di Roma, qui si trova il Casino che ospita quella che viene chiamata la "Regina delle raccolte private del mondo". Pensiamo che si tratta solo di una residenza di campagna, il palazzo di famiglia era, ed è ancora oggi, nel centro della città in via della Fontanella Borghese, è detto "Il Cembalo" per la sua forma, purtroppo non è aperto al pubblico.

Questo casino è stato progettato da Flaminio Ponzio nel 1608-13 ma completato da Giovanni Vasanzio, intorno al 1617. La compatta facciata dell’edificio, decorata come quelle laterali da sculture antiche, è costituita da due corpi uniti da un portico coperto a terrazza, dal quale si innalza su due piani il corpo centrale più arretrato. Al portico d’ingresso si saliva da una scala a due rampe sostituita, nel 1793 con una scalinata.

L’aspetto attuale dell’interno è quello dovuto al cardinale Marcantonio IV Borghese alla fine del Settecento e affidato ad Antonio Asprucci.

Questa raccolta straordinaria è dovuta al cardinale Scipione Borghese che, all’inizio del Seicento, usò ogni mezzo, lecito e illecito, per raccogliere le opere d’arte che il suo talento sapeva individuare. Non esitò per esempio a far trafugare, di notte, la bellissima Deposizione di Raffaello dalla chiesa di San Francesco a Perugia, provocando una vera e propria rivolta dei cittadini. Con una banalissima scusa confiscò ben 107 dipinti al celebre Cavalier d’Arpino, fece addirittura imprigionare il Domenichino colpevole di non volergli cedere la "Caccia di Diana" realizzata per un altro committente. Si circondò di giovani artisti che sapeva scegliere tra i migliori. Tra questi commissionò ad un Bernini appena ventenne i gruppi scultorei "Apollo e Dafne", "Enea che fugge dall’incendio di Troia", "Il ratto di Proserpina" e il "David". Sempre del Bernini è il ritratto scultoreo del padrone di casa, Scipione. Stranamente se ne vedono due: durante la lavorazione lo scultore si accorse che il marmo era difettoso e nel corso della notte, per non deludere il suo mecenate, ne fece una seconda versione.

Agli inizi dell’Ottocento Camillo Borghese, che aveva sposato Paolina, sorella di Napoleone, fece realizzare da Antonio Canova il celebre ritratto della moglie raffigurata come Venere vincitrice. La statua poteva ruotare su se stessa per essere meglio ammirata dagli ospiti.

 

PALAZZO BRASCHI

piazza San Pantaleo, rione Parione.

Nobile architettura neocinquecentesca di Cosimo Morelli eretto dopo il 1792 per i nipoti di Pio VI Braschi, è l'ultimo dei grandi palazzi delle famiglie papali costruito in Roma.

Per far posto al palazzo venne demolito palazzo Orsini. Nel 1798 i lavori furono interrotti a causa degli eventi politici che avevano comportato l'arresto e l'esilio del Papa da parte dei francesi che avevano occupato Roma. I lavori furono poi terminati nel 1804. Gli eredi lo vendettero allo Stato nel 1871, qui ebbe sede il ministero dell'Interno, poi spostato al Viminale. Durante il periodo fascista fu sede del Partito Nazionale Fascista. Nel dopoguerra venne occupato da sfollati fino al 1949. Nel 1952 divenne sede del Museo di Roma la cui gestione venne affidata al comune. Fu chiuso al pubblico dal 1987 al 2002 per i lavori di restauro e ristrutturazione. Ampia parte del palazzo deve ancora essere restaurata, si prevede la totale apertura al pubblico.

Ha una pianta a forma di trapezio con la facciata minore ma principale rivolta su piazza San Pantaleo, cioè il Corso Vittorio. Il portale è fiancheggiato da due colonne doriche, al di sopra una balconata continua attraversa tutta la facciata, il piano terreno è a bugne con ammezzato, seguono tre piani e un sottotetto. Conclude l'edificio un ricco cornicione includendo le finestre a forma di oblò del sottotetto. Dopo i recenti lavori di restauro l'ingresso principale al palazzo è da piazza Navona.

All'interno si trova un cortile quadrangolare, il caffè "Brascafè" è di recente istituzione, ha un design minimalista, si trova anche una libreria dedicata alla città. Nell'atrio si trovano le sculture di Francesco Mochi che dovevano ornare l'esterno delle nicchie di porta del Popolo. Da segnalare lo scalone del Morelli che utilizza sculture antiche e stucchi, si tratta di uno dei più belli di Roma. Il Museo di Roma si articola su due piani, 12 sale per piano, vuole documentare la storia della città nel Medioevo e nell'epoca moderna fino alla metà del Novecento. Si spazia dalla produzione di mobili, carrozze, portantine, elementi di arredo architettonico, mosaici, affreschi, ceramiche medievali, stampi lignei per le stoffe del Settecento e Ottocento, arazzi. Data la vastità della collezione è possibile esporne una selezione.

Al primo piano è stato ricostruito il pontificato di Pio VI morto in esilio in Francia e la vita della corte pontificia, l'attività del Senato romano, la città del Grand Tour, le scenografie e le vedute romane, la moda. Al secondo piano è rappresentata la vita delle grandi famiglie romane: i Barberini, i Rospigliosi, i Giustiniani, i Brancaccio, i Torlonia (è stata ricostruita l'Alcova, del demolito palazzo Torlonia in piazza Venezia). Da notare la sala cinese con l'esotismo, i ritratti fotografici.

PALAZZO CORSINI

via della Lungara, Trastevere.

Il palazzo sorge sul luogo di un precedente palazzo della famiglia Riario risalente al XV secolo, in questo ha abitato Cristina di Svezia che vi diede inizio a quelle riunioni che divennero poi l'Accademia dell'Arcadia. Nel 1736 l'edificio e il giardino furono acquistati dal cardinale fiorentino Neri Maria Corsini, nipote di Clemente XII, che affidò i lavori di completa ricostruzione del palazzo a Ferdinando Fuga il quale stava contemporaneamente lavorando al Quirinale e al palazzo della Consulta. La facciata venne raddoppiata e aggiunte le dieci lesene giganti, più vicine le une alle altre nell'asse centrale. Più movimentata è la facciata posteriore, rivolta verso i vastissimi giardini, con tre corpi di fabbrica aggettanti, di cui quello centrale, occupato dal monumentale scalone tra i più belli di Roma. Le grandi finestre dello scalone fungono anche da belvedere panoramico sui giardini. Durante il periodo napoleonica il palazzo ospitò Giuseppe Bonaparte, fratello dell'imperatore, poi il gen. Duphot fidanzato di Paolina, questi fu ucciso in una rivolta tra il palazzo e porta Settimiana. Tale avvenimento causò l'occupazione militare di Roma da parte dell'esercito francese, l'arresto di Pio VI e la proclamazione della repubblica Romana.

Proprietà dello Stato dal 1883, che l'acquistò direttamente dalla famiglia Corsini, con la collezione di opere d'arte in essa contenuta, oggi la galleria di palazzo Corsini è l'unica quadreria settecentesca che si è conservata intatta fino a noi. Tra gli artisti più importanti presenti in galleria menzioniamo: Andrea del Sanrto, Baciccia, Beato Angelico, Marco Benefial, Caravaggio, Orazio Gentileschi, Luca Giordano, Giovanni Lanfranco, Mattia Preti, Guido Reni.

PALAZZO CAETANI

via delle Botteghe Oscure 32, rione Sant'Angelo.

Il palazzo ora Caetani, venne costruito da Alessandro Mattei alla metà del XVI secolo e faceva parte dell'Insula Mattei, cioè un intero isolato per più palazzi di diversi rami della stessa famiglia, tra la fine del Seicento e la fine del Settecento passò a diverse famiglie finchè nel 1776 entrò in possesso del duca Francesco Caetani di Sermoneta.

L'edificio venne costruito nel 1564 da Annibale Lippi figlio del più noto Nanni di Baccio Bigio, si discute sull'attribuzione a Bartolomeo Ammannati. Venne concepito come un grande blocco organizzato intorno a due cortili, la facciata ispirata a Sangallo, risulta semplice e rigorosa, piano terra con finestre e sottofinestre del piano interrato e portale centrale; piano nobile con cornice a parapetto in conseguenza delle nove finestre e ancora sopra piano ammezzato e piano ultimo. Dal portale centrale, nel cui fregio risalta il nome dei proprietari Castani, si accede al cortile principale, a pianta quadrata con tre ordini di arcate per lato su due piani che rispettano gli ordini classici: dorico al primo piano e ionico al secondo. Il secondo cortile ha arcate cieche ma è ricco di frammenti antichi, bassorilievi e ornato da una bella fontana con sottostante sarcofago. Notevole è la scala sulla destra del cortile che conduce al piano nobile dove alcune sale vennero decorate da Federico e Taddeo Zuccari e da Francesco Castelli.

Nel 1889 il duca Caetani ospitò nel palazzo il Kaiser di Germania Guglielmo II in visita ufficiale a Roma e per l'occasione venne organizzato un banchetto. Illustre membro della famiglia fu quel Michelangelo Caetani che fu primo sindaco di Roma dopo il 20 settembre 1870, consegnò l'esito del plebiscito a Vittorio Emanuele II; due volte deputato, il figlio fu ministro degli Esteri.

 

PALAZZO SALVIATI ALLA LUNGARA

via della Lungara 82-83, Trastevere

Costruito nella prima metà del Cinquecento per Filippo Adimari, camerario segreto di Leone X su un terreno coltivato a vigna di proprietà dei Farnese, questo palazzo è una delle maggiori opere giovanile di Giulio Romano. La lunga facciata si presenta simmetricamente divisa in cinque sezioni da bugnature verticali con al centro il grande portale di ingresso sormontato da balcone che poggia su mensole. All'interno, al primo piano Giulio Romano progettò una cappella di stile bramantesco.

Nel 1552 il palazzo fu venduto al cardinale Giovanni Salviati, ma presto passò di proprietà al fratello Bernardo priore dell'Ordine di Malta. Nel 1569 fu ristrutturato da Nanni di Baccio Bigio che completò l'alzanto e ne ampliò il retro. Passò varie proprietà finchè nel 1840 fu acquistato dallo Stato Pontificio per farne un archivio. Espropriato dallo Stato Italiano nel 1870, divenne sede del Tribunale Militare, nel 1883 divenne sede del Collegio Militare di Roma, poi Scuola Militare fino al 1943. Durante la seconda guerra mondiale, nei giorni dell'occupazione tedesca di Roma, vi furono rinchiusi per pochi giorni oltre 1.000 ebrei del ghetto prima di essere deportati (16-18 ottobre). Dal 1971 è sede dell'Istituto di Alti Studi Militari e dispone di un'importante biblioteca di discipline militari.

In un locale del portico del cortile d'onore esiste il sacrario (1938) che ricorda i 311 ex allievi caduti sui campi di battaglia, 40 sono decorati con medaglia d'oro.

 

BIBLIOGRAFIA

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www.it.wikipedia.org

www.google.maps.it

www.viamichelin.it

Piero Tucci

01.09.13

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