CHIESE ROMANE DEL
SETTECENTO
CHIESE DALLE FORME SPIGLIATE,
ESTROSE E STRAVAGANTI
OPPURE MUNUMENTALI.
VEDIAMOLE INSIEME.
INTRODUZIONE
ROMA NEL SETTECENTO
La storia del Settecento vede la nostra penisola uscire dal predominio spagnolo, ad esso si sostituisce quello austriaco (Milano e la lombardia entrarono nei possedimenti degli Asburgo) che portò un rinnovamento e un miglioramento nelle condizioni di vita della popolazione. Il Settecento è anche il secolo delle riforme fatte da principi illuminati che volevano ridurre sempre più il potere della nobiltà a vantaggio di uno stato centralizzato. Fra le riforme ci fu anche la soppressione della Compagnia di Gesù in diversi stati europei e anche italiani a cui la chiesa dovette piegare. E' il secolo del pensiero illuministico che voleva spiegare ogni aspetto della vita umana con il lume della ragione.
Alla fine del secolo scoppia la Rivoluzione Francese (1789) che presto avrà la sua ripercussione in Italia, giungeranno infatti le armate guidate da Napoleone, le nuove idee di libertà, uguaglianza e fraternità sconvolgeranno il panorama politico e sociale del paese. Roma sarà al centro di questi rivolgimenti.
L'ARTE NEL SETTECENTO
Il barocco si scioglie nel Settecento in forme più spigliate, estrose e aggraziate, per quanto riguarda la pittura e la scultura. Nella prima si distinguono il veneto Francesco Trevisani, il francese Subleyras, il napoletano Conca, il romano Benefial e il lucchese Pompeo Batoni. Nella seconda il milanese Camillo Rusconi (statue di San Giovanni in Laterano) e il lombardo Maini, i romani Carlo Monaldi e Pietro Bracci, il fiorentino Filippo Valle.
L'architettura rivela in questo secolo due tendenze: la prima di esteriorità baroccheggiante, vivace e capricciosamente mossa, con Alessandro Specchi (scalinata del Porto di Ripetta, distrutta), Francesco de Sanctis (scalinata di Trinità de Monti), Filippo Raguzzini (sitemazione urbanistica di piazza Sant'Ignazio, ospedale san Gallicano a Trastevere), Giuseppe Valvassori (palazzo Doria Pamphili). La seconda tendenza è di rinnovata monumentalità come nella facciata di San Giovanni in Laterano (Alessandro Galilei, sua anche la facciata di San Giovanni de Fiorentini), nella facciata di Santa Maria Maggiore (Ferdinando Fuga), nella fontana di Trevi (Nicolò Salvi) e nella villa Albani (Carlo Marchionni).
Lentamente ma inesorabilmente l'architettura tende a un ritorno verso equilibri classici (Galilei nella cappella Corsini in Laterano), ma è principalmente un fattore culturale, sono le continue scoperte archeologiche (Pompei), le teorie di Winckelmann (presente a Roma) e la nascita di grandi collezioni di antichità che influiscono su tutte le arti. Così Roma diventa uno dei massimi centri del Neoclassicismo e Antonio Canova ne assume autorevolmente la guida nel campo della scultura (monumento al papa Clemente XIV in Santi Apostoli, monumento al papa Clemente XIII in San Pietro, Ercole e Lica oggi alla Gnam). In architettura l'esponente di punta è Valadier che lega il suo nome alla sistemazione di piazza del Popolo, ma sono da citare l'Asprucci (Casino di Villa Borghese), il Canina (ingresso di Villa Borghese da p.le Flaminio. Siamo già entrati nel secolo successivo, l'Ottocento, ed in questa corrente artistica rientra il Poletti che riedifica la basilica di San Paolo. Nella pittura sono da segnalare Raffaele Mengs (il Parnaso nel Casino di Villa Albani, Gloria di Sant'Eusebio nella chiesa omonima) e Vincenzo Camuccini (La morte di Giulio Cesare alla Gnam).
BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO
facciata di Alessandro Galilei,
statue in cima alla facciata di Camillo Rusconi
e cappella Corsini sempre di Galilei
La facciata è il capolavoro di Alessandro Galilei[1], è a un solo gigantesco ordine di semicolonne e di lesene corinzie, su lati stilobati, con un corpo mediano più sporgente; comprende un portico architravato e un loggiato ad arcate, che si sviluppano per tutta la larghezza della fronte; sulla balaustrata di cornomanto che sormonta l’attico, 15 statue alte sette metri circa di Cristo, dei santi Giovanni Battista ed Evangelista e di Dottori della Chiesa. Dal balcone centrale si affaccia il Pontefice a benedire il popolo, solitamente nel giorno dell’Ascensione.
Nella navata estrema sinistra, la 1° cappella è la cappella Corsini, elegante opera di Alessandro Galilei[2], ripartita da lesene di ordine corinzio, con volte e cupola a lacunari, di un’architettura misurata e nitida che fa presentire l’avvento del neoclassicismo, anche se in essa ha trovato largo impiego la plastica decorativa settecentesca. A sinistra sepolcro di Clemente XII[3], con urna di porfido proveniente dal Pantheon, statua bronzea del pontefice di Maini e figure allegoriche di Monaldi. All’altare copia in mosaico del Sant’Andrea Corsini di Guido Reni. A destra monumento del cardinal Neri Corsini del Maini.
BASILICA DI SANTA CROCE IN GERUSALEMME
Detta anche basilica Sessoriana dal vicino palazzo Sessoriano, è una delle sette chiese visitate dai pellegrini a Roma. Secondo un'antica tradizione sarebbe stato Costantino a sistemarla un'ala del palazzo per custodirvi le reliquie della Santa Croce che sua madre Sant'Elena aveva portato dalla Terrasanta. Fu rinnovata nel 1144 da Lucio II che aggiunse l'alto campanile romanico e completamente rifatta sotto Benedetto XIV[4] da Domenico Gregorini con la collaborazione di Pietro Passalacqua (1743).
La movimentata e scenografica facciata, degli stessi autori, che spicca bianca e fortemente chiaroscurata fra gli uniformi corpi di fabbrica della parte vecchia del monastero dei cistercensi, è spartita da fasci di lesene in tre campi concavi e convessi ed è coronata da timpano curvo, sormontato da frontespizio mistilineo, e da balaustrate con statue. In basso tre portali immettono in un atrio ovale, coperto da volta cupuliforme cinto da un ambulacro ellittico, a fasci di lesene e colonne di gusto borrominiano.
Nell'interno, diviso in tre navate da otto antiche colonne di granito alternate a sei pilastri, da non perdere il pavimento cosmatesco, nella volta lignea Sant'Elena sale al cielo di Corrado Giacquinto (1744) che copre affreschi del XII secolo, nella navata destra al secondo altare San Bernardo umilia l'antipapa Vittore IV a Innocenzo II tela di Carlo Maratta (1660-65), in fondo all'abside sepolcro del cardinale Francesco Quinones, confessore di Carlo V, eretto lui vivente da Jacopo Sansovino nel 1536, nel semicatino dell'abside Invenzione della Santa Croce per opera di Sant'Elena e suo recupero attribuito ad Antoniazzo Romano (1492 circa) come il Cristo benedicente in una mandorla di cherubini.
Certamente non si può mancare una visita alla cappella delle Reliquie restaurata in occasione del Grande Giubileo del 2000.
BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE
E' una delle quattro basiliche di Roma che hanno la porta Santa. E' detta anche Liberiana perchè identificata con una basilica costruita da papa Liberio nel punto indicatogli da una visione e da una miracolosa nevicata estiva. Fu eretta da Sisto III subito dopo il concilio di Efeso de 431 che rivendicò alla Madonna il titolo di Madre di Dio, Nicolò IV ne rifece l'abside (1288-92), Clemente X (1670-76) la facciata posteriore, Benedetto XIV (1740-56) la facciata principale. Il campanile romanico, del 1377, con cuspide piramidale, è il più alto di Roma (m 75).
La facciata è opera di Ferdinando Fuga (1743-50), stretta fra due palazzi gemelli a 5 piani si leva da un'ampia gradinata con due ordini, il primo costituito da un portico a cinque aperture architravate e il secondo da una grande loggi a tre arcate la mediana più alta, il tutto coronato da statue e balaustrata che si prolunga nei palazzi adiacenti. L'effetto scenografico della movimentata architettura è aumentato da numerose scultore decorative.
Sotto il portico, a destra, la statua di Filippo IV di Spagna, bronzo di Girolamo Lucenti del 1692, su disegno del Bernini. A sinistra si trova la porta santa. Nella sovrastante loggia vi sono i mosaici firmati Filippo Rasuti del sec. XIII.
CHIESA DELLA TRINITA' DE PELLEGRINI
piazza Trinità de Pellegrini, rione Regola;
di Francesco De Sanctis
autore della scalinata di Trinità de Monti
Chiesa di origini antichissime fu ricostruita totalmente nel 1587, ma i lavori si conclusero solo nel 1616, quando molte parti dell'edificio, come la cupola e la facciata, non erano conclusi. La chiesa era la sede della Confranternita della Santissima Trinità del Sussidio che si incaricava dell'ospitalità dei pellegrini, questa in occasione dell'anno santo del 1575 ospitò più di 180.000 persone. Durante la Repubblica Romana l'Ospedale dei Pellegrini ospitò la sede del Comitato di Soccorso ai Feriti diretto dalla principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso, di tale comitato fece parte una giornalista americana donna Margaret Fuller Ossoli. Assistette 1.500 feriti, tra essi Goffredo Mameli che vi morì.
Il progetto della chiesa è dovuto a Francesco De Sanctis, i lavori furono portati a termine nel 1723. La facciata è leggermente inflessa e bipartita dal cornicione con la scritta commemorativa, è fiancheggiato da paraste a capitello composito su cui si allineano le ampie volute del secondo piano. Dodici colonne libere, con alta base e capitello, racchiudono quattro nicchie (statue di Evangelisti del romano Bernardino Ludovisi). Nella zona mediana si aprono il portale sormontato da lunetta e il finestrone con al sommo un archivolto con testa di cherubino. Il timpano ha al centro il simbolo trinitario.
Interno a croce latina con sei cappelle rettangolari simmetriche. La terza cappella a destra ha ospitato fino al 1965 il corpo di San Giovanni Battista De Rossi in quella data portato nella parrocchia romana a lui dedicata nel quartiere Appio Latino. La seconda cappella a sinistra è dedicata a S. Agostino e S. Francesco ospita la pala con la Vergine e il Bambino fra i santi Agostino e Francesco opera del Cavalier d'Arpino[5]. Il breve transetto è sormontato da cupola che poggia su tamburo con quattro grossi pilastri angolati e otto colonne corinzie, segue l'abside e il monumentale altare maggiore. Questa sistemazione è dovuta a Martino Longhi il Vecchio[6]. Sull'altare maggiore enorme pala d'altare rappresenta la Trinità è opera di Guido Reni[7] (1625) fu commissionata dal cardinale Ludovico Ludovisi nipote di Gregorio XV, fu realizzata in soli 27 giorni. Il tamburo e la cupola presentano una decorazione monocroma a lumeggiature d'oro eseguita intorno al 1850, al sommo l'immagine del Padre Eterno è attribuita al Reni.
Una curiosità. Papa Benedetto XVI nel 2008 ha eretto a parrocchia personale questa chiesa per assicurare una assistenza religiosa ai fedeli della diocesi di Roma che vogliono seguire la messa secondo la forma extraordinaria del Rito Romano (in latino).
CHIESA DELLA MADONNA DELLA QUERCIA
o Santa Maria della Quercia
piazza della Quercia, rione Regola
di Filippo Raguzzini
autore della sistemazione urbanistica
di piazza sant'Ignazio e dell'ospedale San Gallicano
Di origini antiche, nel 1507 papa Giulio II Della Rovere la concesse come chiesa dei viterbesi e le diede il nome attuale in onore di un omonimo santuario di Viterbo e la quercia era nello stemma Della Rovere. Inoltre una quercia si trovava e si trova nella piazza antistante la chiesa. Nella prima metà del Settecento papa Benedetto XIII la volle riedificare affidandone i lavori a Filippo Raguzzini[8], proseguiti da Domenico Gregorini, i lavori terminarono nel 1731.
L'interno della chiesa è a croce greca con cupola e tre cappelle. Sull'altare maggiore si trova l'immagine della Madonna della Quercia di Viterbo. Nella volta Il sacrificio di Isacco di Sebastiano Conca[9].
La chiesa ha un attico con giardino sul tetto.
CHIESA DI SANTA MARIA DELLA LUCE
via della Luce, rione Trastevere
presso via della Lungaretta
di Giuseppe Valvassori autore
della facciata di palazzo Doria Pamphili
La chiesa venne edificata come San Salvatore in Corte perchè sorta (IV secolo) presso l'excubitorium (acquartieramento) della VII coorte dei vigili, il corpo per la protezione dagli incendi voluto da Augusto per ognuna delle 14 regiones in cui era stata divisa Roma.
La chiesa venne ricostruita nel XII, di quei lavori ci resta il campanile. Nel 1728 papa Benedetto XIII Orsini insediò nella chiesa i Padri Minimi dell'Ordine di San Francesco di Paolo. Nel 1730 una immagine della Madonna posta sul muro esterno di una casa vicina venne vista brillare di luce propria. Tale immagine fu trasferita nella chiesa che cambiò la denominazione. In tale occasione la chiesa venne risistemata da Gabriele Valvassori[10] anche se la facciata è rimasta incompiuta.
Dal 2003 la chiesa - perfettamente restaurata - è sede della missione Latinoamericana, ed è a servizio dei migranti di quelle terre residenti a Roma. In essa i migranti vi trovano le immagini che sono oggetto di culto popolare nei diversi paesi. A destra quadro con Cristo in croce fra due donne che piangono, è il Signore dei Miracoli, copia di analogo quadro molto venerato e portato in processione a Lima in Perù. A sinistra dell'altare maggiore Nostra Signora Apparsa patrona del Brasile e ricordata il 12 ottobre. E' una Madonna di pelle nera e vestita di un abito lungo nero. Nella navata sinistra Nostra Signora di Los Angeles patrona del Costa Rica con sette spade conficcate nel cuore; segue sulla stessa navata Nostra Signora di Suyapa, patrona dell'Honduras. Nella navata destra mons. Romero[11] e - di fronte - Nostra Signora di Jajan. Le celebrazioni avvengono in portoghese il giovedì, la domenica in spagnolo alle ore 12 e in portoghese alle ore 17,30. I locali della chiesa sono proprietà del Ministero dell'Interno che l'ha data in gestione alla diocesi di Roma, oggi la chiesa è affidata ai padri Scalabriniani. Sull'altare maggiore l'immagine della Madonna della Luce.
CHESA DI SAN PANTALEO
piazza San Pantaleo, rione Parione
di Valadier
Di origine antichissima, di certo era già esistente nel XII secolo, consacrata da Onorio III nel 1216 e dedicata a Pantaleo, martire sotto Diocleziano nel 305 e patrono dei medici. Nel 1621 la chiesa e il convento annesso furono affidati a San Giuseppe Calasanzio[12] che ne fece la curia generalizia dell'ordine da lui fondato: gli Scolopi che ancora possiedono l'intero complesso. La chiesa attuale fu ricostruita tra il 1681 e l'89 su disegno di Giovanni Antonio De Rossi[13], mentre la facciata, chiaramente in stile neoclassico, risale ai primi dell'Ottocento ed è opera di Valadier. Un alto fregio divide orizzontalmente la facciata.
L'interno della chiesa è a navata unica, con volta a botte, due cappelle per lato e profonda abside. Nella seconda cappella a destra un quadro di Sebastiano Ricci[14]: "Transito di san Giuseppe". Sotto l'altare maggiore, entro un'urna di porfido, è il corpo di San Giuseppe Calasanzio. Nel passaggio che porta alla sagrestia: "Santi Giusto e Pastore" del Pomarancio (chiedere di accendere la luce, il quadro è sulla sinistra, si tratta di due santi bambini o giovanissimi).
CHIESA DI SAN ROCCO IN AUGUSTEO
via di Ripetta, rione Campo Marzio
di Valadier
La chiesa fu costruita per iniziativa della Confraternita di San Rocco[15], dedicata al santo di Montpellier e approvata nel 1499 da Alessandro VI Borgia. Il sodalizio aveva lo scopo di soccorrere gli ammalati di peste ed era formato da barcaioli e osti che vivevano sul Tevere. Siamo infatti molto vicini all'antico porto di Ripetta ora scomparso. Nel 1502 la chiesa fu intitolata a San Rocco e Martino e fu costruito l'ospedale che aveva un reparto di ginecologia. La scoperta di un'antico affresco raffigurante la Madonna venne ritenuto miracoloso, in seguito a ciò si decise di ristrutturare la chiesa (1646-54). I lavori furono possibili grazie ai finanziamenti dei cardinali Odoardo Vecchiarelli e Francesco Barberini.
All'architetto Giovanni Antonio De Rossi[16] si deve la sacrestia e la cupola oltre alla nuova cappella della Madonna delle Grazie. L'interno a navata unica e con tre cappelle per lato ebbe una nuova decorazione. Tra i dipinti si ricordano Madonna con Bambino tra i santi Rocco e Antonio abate di Baldassarre Peruzzi, purtroppo estesamente restaurato da Giovan Battista Gaulli detto il Baciccia nel 1660 circa. Sull'altare maggiore San Rocco in gloria di Giacinto Brandi del 1674.
Nel 1832 Giuseppe Valadier realizzò la nuova facciata in stile neoclassico con un unico ordine di doppie colonne con capitelli corinzi al centro affiancate da paraste con capitelli ionici che sorreggono un grande timpano. Sul portale stemma di papa Gregorio XVI Cappellari allora regnante.
Vicinissima e parallela alla chiesa di San Rocco si trova la chiesa di San Girolamo degli Schiavoni. In una grande nicchia tra le due chiese si trova la fontana della Botticella del 1774 voluta dalla Confraternita degli Osti e Barcaioli. Si trovava in palazzo Valdambrini demolito negli anni Trenta. La testa di un giovane con il tipico berretto dei facchini sporge da una valva di conchiglia, dalla bocca esce l'acqua dell'Acquedotto Vergine che si raccoglie in una sottostante vasca semicircolare sospesa su scogli. Attraverso due cannelle passa nel sottostante catino rettangolare dai bordi arrotondati
Tutta la zona conobbe grandi trasformazioni in occasione della costruzione degli argini del Tevere, poi per l'isolamento del mausoleo di Augusto e la costruzione della teca contenente l'Ara Pacis. Il nuovo contenitore dell'Ara Pacis di Richard Meier, inaugurato il 21 aprile 2006, ha suscitato molte polemiche anche perchè oscura la vista della facciata della chiesa dal lungotevere.
Sul fianco destro della chiesa è sistemata dal 1821 una colonna in rilievo che misura l'altezza delle inondazioni del Tevere è detta Idrometro di Ripetta. La peggiore inondazione fu quella del 1598 con m 4 sopra il livello della strada. Qui si conserva solo la parte superiore dell'idrometro che era posto lungo una scala a gradini.
Nel fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello, il protagonista prende alloggio in un albergo di fronte alla chiesa e in camera trova una acquasantiera appartenente a questa chiesa.
CHIESA DI SANTA MARIA IMMACOLATA
A VILLA BORGHESE
di Mario Asprucci
autore del Casino di Villa Borghese
Ci troviamo nel cuore di villa Borghese, la chiesa è inserita all'interno della cosiddetta Casina di Raffaello. Fu voluta dal principe Marcantonio Borghese alla fine del Settecento che fece ristrutturare un casale per i braccianti della sua tenuta. I lavori furono affidati all'architetto Mario Asprucci[17]. Nel 1829 la chiesa fu decorata con affreschi di Pietro Carrarini. Caratteristico il portico con quattro colonne doriche, ispirato alle chiese paleocristiane (vedi san Lorenzo fuori le Mura, anche san Lorenzo in Lucina). La chiesa dipende dalla parrocchia di Santa Teresa d'Avila in corso Italia.
CHIESA DI SANT'ANNA DEI PALAFRENIERI
nella Città del Vaticano presso porta Sant'Anna
(via di Porta Angelica)
di Alessandro Specchi
autore del porto di Ripetta
E' la prima chiesa a pianta ellittica nel panorama architettonico romano del Cinquecento, fu edificata su disegno di Jacopo Barozzi detto il Vignola sotto il pontificato di Pio IV nel 1570. Fu voluta dall'arciconfraternita dei palafrenieri del papa, oggi è parrocchia dello Stato Vaticano.
La facciata, la cupola e gli affreschi interni sono del Settecento. Gli scultori Maille e Moderati realizzarono i due angeli ai lati del frontone. Contemporaneamente vennero realizzati i due campanili con cupola a cipolla. Una curiosità, all'ingresso della chiesa è posta una lapide che ricorda il marchese Onofrio del Grillo, eccentrico personaggio che apparteneva all'Arciconfraternita di Sant'Anna dei Palafrenieri. La memoria va alla stupenda interpretazione di Alberto Sordi nel film "Il marchese del Grillo". A Roma era celebre la "Processione delle Panze", cioè delle partorienti che si svolgeva il 26 luglio giorno di Sant'Anna. Partendo dalla chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli la processione procedeva al rullo di tamburi, seguivano le partorienti avvolte in un manto, seguivano i palafrenieri a cavallo, chiudeva l'immagine della Vergine e Sant'Anna oggi nella chiesa di Santa Caterina della Rota (via San Girolamo della Carità, rione Regola; oggi sede della confraternita). Quando la processione giungeva a ponte Sant'Angelo il cannone del castello sparava a salve per salutare la Madonna.
BIBLIOGRAFIA
- AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.
- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.
- AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.
- AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton & Compton, 1990.
- Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.
- Giorgio Carpaneto, I palazzi di Roma, ed. Newton & Compton, 1991.
- Mariano Armellini, Le chiese di Roma, ed. Pasquino, 1982.
- Carlo Zaccagnini, Le ville di Roma, ed. Newton Compton, 1991.
- Willy Pocino, Le fontane di Roma, Newton & Compton, 1996.
- Giuliano Malizia, Gli archi di Roma, ed. Newton Compton, 1994.
- Giuliano Malizia, Le statue di Roma. Storia, aneddotti, curiosità, ed. Newton Compton, 1996.
- Mauro Quercioli, Le mura e le porte di Roma, ed. Newton Compton, 1993.
- Sergio Delli, I ponti di Roma, ed. Newton Compton, 1992.
- Carlo Villa, Le strade consolari di Roma, ed. Newton Compton, 1995.
- Alessandro Tagliolini, I giardini di Roma, ed. Newton Compton, 1992.
- AA.VV. Enciclopedia Universale, ed. Garzanti, 2003.
- AA.VV. Enciclopedia dell’Arte, ed. Garzanti, 2002.
- Roma ieri, oggi e domani, ed. Newton Compton.
- Forma Urbis, ed. Service Sistem.
- AA.VV. Stradaroma, ed. Lozzi, 2005.
- AA.VV. Tutto Città, 2011/2012, ed. Seat.
SITOGRAFIA
www.comune.roma.it
www.archeoroma.beniculturali.it
www.museiincomune.roma.it
www.romasegreta.it
www.laboratorioroma.it
www.romasparita.eu
www.info.roma.it
www.abcroma.com
www.romanoimpero.com
www.amicidiroma.it
www.andreapollett.com
www.palazzidiroma.it
www.villediroma.com
www.romaspqr.it
www.tesoridiroma.net
www.vicariatusurbis.org
www.repubblica.it
www.corriere.it
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Piero Tucci
30.06.12
tuccigf@tiscali.it
http://inbiciperoma.blogspot.com
[1] Alessandro Galilei (Firenze 1691-Roma 1737) architetto discendente di Galileo, ha lavorato in Inghilterra e Irlanda, ha Roma ha realizzato la cappella Corsini in San Giovanni e la facciata della basilica di San Giovanni in Laterano, poi la facciata di San Giovanni dei Fiorentini.
[2] Alessandro Galilei vedi nota 1.
[3] Clemente XII Lorenzo Corsini (Firenze1652-Roma1740), papa dal 1730. Stemma a strisce diagonali con banda orizzontale. Per risanare le finanze ripristinò il gioco del lotto. Fece costruire la facciata di questa chiesa, il palazzo della Consulta al Quirinale, pavimentò strade, acquistò la collezione Albani per il museo Capitorlino, condannò la massoneria. E’ il papa che fece costruire Fontana di Trevi.
[4] Benedetto XIV Prospero Lambertini, Papa dal 1740 al 1758. Di Bologna. Stemma composto da bande verticali gialle e rosse. Una fama di gaudente lo accompagnò al punto che il commediografo Alfredo Testoni creò sulla sua figura la commedia "Il cardinale Lambertini" interpretata da Gino Cervi. Nel 1741 volle la bolla contro lo schiavismo in America, seguì una legge sulle missioni contro l'usanza di adattare pratiche indigene alla religione come il culto degli antenati in Cina. Consacrò il Colosseo alla passione di Cristo e lo dichiarò sacro per il sangue versato dai martiri, da allora cessò la spoliazione del monumento. E' sepolto in San Pietro in fondo alla navata destra nel passaggio
[5] Cavalier d'Arpino Giusepppe Cesari detto (Arpino 1568 - Roma 1640)...pittore, autore degli affreschi nella sala degli Orazi e Curiazi in Campidoglio e della decorazione musiva della cupola di San Pietro. Giovanissimo lavorò con il padre alle Logge Vaticane sotto la direzione del Pomarancio, sarà presidente dell'Accademia di San Luca. Affresco con la Canonizzazione di San Francesco di Paola nel chiostro della Trinità de Monti e in Sant'Atanasio dei Greci (in via del Babuino). Affreschi oggi perduti in San Lorenzo in Damaso. A Napoli affresca il coro della Certosa di San Martino e quelli nella Sacrestia. Cappella Olgiati in Santa Prassede, cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi. Nel 1600 affresca l'Ascensione nel transetto di San Giovanni in Laterano, villa Aldobrandini a Frascati tra il 1605 e 1612 e la cappella Paolina in Santa Maria Maggiore.
[6] Martino Longhi il Vecchio (Viggiù ? - Roma 1591) E' il capostipite di una famiglia di architetti che dominarono a Roma alla fine del secolo. Progettò le facciate di San Gerolamo degli Schiavoni, di Santa Maria della Consolazione, il palazzo Borghese (che è la sua opera migliore), Santa Maria in Vallicella. Eseguì rifacimenti e completamenti di molti edifici. Il figlio Onorio iniziò San Carlo al Corso che fu completato dal figlio Martino Longhi il Giovane.
[7] Guido Reni (Bologna 1575-1642) pittore e incisore, si accostò ventenne all'Accademia dei Carracci. Sue opere nei principali musei del mondo. San Michele Arcangelo nella chiesa romana di Santa Maria della Concezione, il Suicidio di Cleopatra nella pinacoteca Capitolina, Atalanta e Ippomene al museo di Capodimonte a Napoli (1615-20) che è considerato il suo capolavoro, l'Aurora al palazzo Rospigliosi di Roma. Una sala gli è dedicata al museo Nazionale d'Arte Antica a palazzo Barberini: Santa Maria Maddalena Penitente e Beatrice Cenci.
[8] Filippo Raguzzini (Napoli 1680-Roma 1771) il più originale e brioso progettista del rococò a Roma. Le sue opere più note le realizzò a Roma: ospedale di San Gallicano a Trastevere nel 1725, la chiesa di San Sisto Vecchio nello stesso anno, la chiesa della Madonna della Quercia nel 1727, la chiesa di San Filippo Neri nel 1728, la chiesetta del santuario del Divino Amore nella campagna romana, la sistemazione della piazza di Sant'Ignazio considerata il suo capolavoro. Probabilmente completò la scalinata di Trinità de Monti nel 1731. E' da considerarsi il maggior seguace di Borromini.
[9] Sebastiano Conca (Gaeta 1680- Napoli 1764) Allievo a Napoli del Solimena fu poi a Roma nel 1706 a contatto con il filone classicheggiante della scuola romana facente capo a Maratta e Chiari. Fu fecondo realizzatore di affreschi (Incoronazione di Santa Cecilia nella volta dell'omonima chiesa romana) e di pale d'altare (Miracolo di San Clemente, Miracolo di San Domenico e Madonna del Rosario nella chiesa di San Clemente a Roma). L'ultimo periodo, con il ritorno a Napoli, segnò il ritorno ai modi più sciolti del barocco meridionale.
[10] Gabriele Valvassori (1683-1761) architetto romano del Settecento, ha lavorato a villa Doria Pamphili, all'altare maggiore di Sant'Agnese in Agone, nella chiesa di Santa Maria dell'Orto a Trastevere e in quella dei Santi Quirico e Giulitta in via Tor de' Conti (rione Monti), piccoli interventi in villa Aldobrandini a Frascati. Sua la facciata di palazzo Pamphili sul Corso.
[11] Oscar Romero (1917-1980) arcivescovo di San Salvador, denunciò le violenze della dittatura militare, fu ucciso da un cecchino mentre celebrava messa. Ai suoi funerali la polizia sparò nuovamente facendo un'altra strage.
[12] San Giuseppe Calasanzio sacerdote spagnolo (Peralta del Sal) nato in Aragona e morto a Roma nel 1648. A Roma, colpito dalla miseria in cui vivevano i ragazzi abbandonati, fonda un nuovo ordine religioso per dare istruzione ai poveri, nascono le "Scuole Pie" i suoi religiosi vengono chiamati Scolopi. Memoria il 25 agosto.
[13] Giovanni Antonio De Rossi (1616-1695) è un architetto simbolo del barocco romano, le sue opere principali sono la cappella del Monte dei Pegni e il palazzo Altieri. Con Bernini ha sovrainteso ai lavori di costruzione del palazzo Pontificio a Castel Gandolfo, ha ristrutturato le mura di Roma tra porta Portese e porta San Pancrazio, palazzo Bonaparte in piazza Venezia.
[14] Sebastiano Ricci (Belluno 1659-Venezia 1734) Attivo nei principali centri artistici italiani ed europei a Venezia inaugurò un tipo di pittura chiara e luminosa dall'impianto compositivo scenografico basata su Veronese e Luca Giordano. Da: Treccani.
[15] San Rocco santo francese del Trecento, festa il 16 agosto. Le sue notizie sono per lo più leggendarie. In pellegrinaggio verso Roma, dopo aver donato tutto ai poveri, si è fermato ad Acquapendente dove si è dedicato agli appestati facendo guarigioni miracolose. Sarebbe morto in prigione perchè sospettato di spionaggio. Il suo culto si diffuse nelle campagne e invocato contro le malattie del bestiame
[16] Giovanni Antonio De Rossi vedi nota 12.
[17] Mario Asprucci (Roma 1723-1808) allievo di Nicola Salvi, realizzò il tempietto classico del Giardino del Lago, la fontana di Esculapio dentro villa Borghese e gli interni del Casino Nobile della villa stessa. Il suo capolavoro è la galleria che ospita il Ratto di Proserpina del Bernini. Il figlio Mario (Roma 1764-1804) progettò il tempietto di Diana dentro villa Borghese, si dedicò anche alla pittura.