VICOLI DI ROMA
STORIA, LEGGENDE, FOLKLORE,
NOBILI E POPOLANI LEGATI AL PIU' GENUINO
TESSUTO URBANO DELLA CITTA'
INTRODUZIONE
Il vicolo è diminutivo di via, è il nome dato alle vie di modesta larghezza e lunghezza, spesso senza uscita. In esso sembra di poter ritrovare più facilmente la vera anima della nostra città. Si trovano nel centro storico, molti nel rione Trastevere, ma sono presenti anche nei quartieri sorti dopo l'unità d'Italia e addirittura nella Campagna Romana. Un esempio di questo è il vicolo il vicolo di Porta Furba o quello dell'Acquedotto Felice nel quartiere Tuscolano o il vicolo dei Casali di Santo Spirito alla Camilluccia. Ormai in pieno agro romano abbiamo il vicolo di Capannelle (vicino al parco degli Acquedotti), o il vicolo di Sant'Urbano (nella Caffarella), ma l'elenco potrebbe essere molto più lungo.
Il nome del vicolo è derivato dagli artigiani che vi avevano bottega, dalle insegne dipinte delle osterie che un bando del 1598 imponeva di esporre, oppure da qualche fatto memorabile accuduto in quel luogo o da una famiglia importante che vi aveva il proprio palazzo. Esempi di questi tipi ne troveremo più avanti. Dopo il 1870 il nuovo Stato unitario ha imposto la modifica di alcuni nomi ritenuti offensivi come è il caso del vicolo Calabraghe oggi Cellini.
Attualmente la città è divisa in 22 rioni (è la parte più antica, tutta racchiusa entro le mura Aureliane ad eccezione del rione Prati), in 35 quartieri (la città costruita al di fuori delle mura), 6 suburbi (aree edificate ancora più periferiche) e 59 zone dell'Agro Romano. Questa divisione della città non ha alcun valore amministrativo, è solo indicativa delle diverse zone. Dal punto di vista amministrativo la città è stata divisa, nel 1966 in 12 Circoscrizioni diventate 20 nel 1972, nel 1991 Fiumicino è diventato comune e le Circoscrizioni sono rimaste 19, nel 1999 le Circoscrizioni hanno acquisito maggiori poteri e preso il nome di Municipi. In base ad una delibera del consiglio comunale dell'11 marzo 2013 questi sono stati ridotti a 15 a partire da giugno.
VICOLO ALIBERT
da via del Babuino a via Margutta e oltre, senza uscita
rione IV Campo Marzio
Dal 1924 non più vicolo ma via. E' una via senza uscita, ma oltre il cancello del Collegio De Merode prosegue una strada privata alle pendici del Pincio. Nella seconda metà del Seicento il conte Gjacomo Alibert comprò un terreno e vi costruì un campo per il gioco della pallacorda (una specie di tennis), ma essendosi indebitato con la gestione del teatro Tor di Nona[1], dovette abbandonare questo campo da gioco. Sempre su questo terreno il figlio Antonio costruì un altro teatro che si chiamò Alibert, questo venne inaugurato nel 1717, in seguito prese il nome di "Teatro delle Dame". Nel 1863 il teatro fu distrutto da un incendio, al suo posto fu costruito un albergo nel quale soggiornò Listz. La facciata del teatro è ancora visibile su via Margutta n. 28, andando verso piazza del Popolo si trova dopo l'incrocio con vicolo Margutta, sulla destra, la facciata è stata recentemente restaurata. In via Alibert si trovava fino al 2012 il famoso negozio Alinari che vendeva riproduzioni delle celebri foto dei fratelli fiorentini, veri artisti della fotografia. Inoltre nella via si trova la galleria d'arte Russo e il centro congressi Roma Eventi.
VICOLO DELL'ATLETA
da via dei Salumi a via dei Genovesi
rione XIII Trastevere
Già vicolo delle Palme. Il nome deriva dal fatto che in questo luogo venne scoperta nel 1844 la statua dell'Atleta Apoxiomenos[2], cioè detergentesi, copia dell'originale bronzeo di Lisippo del IV secolo a.C. già alle terme di Agrippa (Pantheon). Oggi si trova ai Vaticani. Ai n. 13-15 del vicolo, durante i lavori di fondazione di una casa adibita a fornace, si rinvennero un ambiente con pareti dipinte e nicchie, parti di statue bronzee e frammenti di un cavallo bronzeo. Tutte queste opere provenivano dal portico d'Ottavia, portate a Roma dalla Grecia da Quinto Metello Macedonico. Ora sono ai Capitolini.
In questo vicolo si trova una bella casa medioevale con loggia ad arcate su colonne cornice ad archi su mensolette in pietra, si ritiene sia la sede della Sinagoga fondata dal lessicografo Nathan Ben Jechiel (1135-1106). Il 28 agosto 1268 un grave incendio distrusse l'edificio, vari rotoli della Legge andarono distrutti con gli arredi sacri. Oggi vi si trova un ristorante che non poteva non chiamarsi "dell'Atleta", anche se da qualche anno ha mutato il nome in “Spirito Di Vino”.
Ai n. 2-4 vi è una casa rinascimentale, presso il n. 23 è murata una colonna scanalata romana, al n.20 è murato un frammento di sarcofago strigilato, ai n. 6-7 vi è un grande edificio ottocentesco, le finestre hanno timpani triangolari alternati a curvilinei, il cornicione poggia su mensole.
Il nome "delle Palme" gli fu dato perchè tali alberi rappresentavano la Giudea. Il nome venne cambiato il primo agosto 1873 per evitare l'omonimia con un vicolo del rione Ponte.
E' un vicolo particolare, presenta salita, discesa, due curve e due variazioni di ampiezza.
VICOLO DEL BABUCCIO
da via di San Vincenzo a vicolo Scanderbeg
rione II Trevi
Viveva nella strada un certo Ubaldo di carattere burlone e tutti, per sbeffeggiarlo, lo chiamavano Balduccio, da qui la corruzione in Babuccio che diede nome al vicolo. Altro nome del vicolo fu "del Sole" perchè vi era opinione che vi fosse il tempio del Sole. Probabilmente vi era un'osteria con un'insegna che raffigurava il Sole.
Da segnalare una casetta che sorge sull'angolo del vicolo, veramente piccola, la curiosità di tale microcasa è che non si può vedere in tutta la sua lunghezza perchè il vicolo è tortuoso e si apre a fatica la strada tra case rosse e giallo-brune.
Un atto di compravendita con rogito dal notaio Stefano Babuccio del 16 luglio 1581 certifica la vendita di un terreno della famiglia Scappucci presso Capo di Ferro ai Barberini, allora c'era a Roma anche una famiglia Babuccio, forse abitava nel vicolo o nei pressi[3].
VICOLO DEL BABUINO
da via del Babuino a via Margutta
rione IV Campo Marzio
Il toponimo deriva dalla statua di Sileno scambiato dal popolo per una scimmia, dal 1576 papa Gregorio XIII sistemò questa statua su una fontana che oggi si trova presso il Caffè Canova Tadolini. Sul vicolo si può osservare un elegante cantonale del palazzo Boncompagni Cerasi e sul fronte si vede un piano rialzato. I lavori furono condotti dall'architetto Augusto Lanciani nel 1871.
VICOLO BARBERINI
da piazza Barberini senza uscita
rione II Trevi
In questo vicolo era lo studio dello scultore danese Alberto Thorwaldsen che qui ricevette la visita del papa Leone XII andato da lui per vedere come procedeva la realizzazione della statua di Pio VII. Qui anche lo studio dello scultore Pietro Tenerani di qualche decennio successivo.
VICOLO DEI BAULLARI
da piazza Farnese a campo de' Fiori
rioni VII Regola
da verificare sul luogo se sia vicolo o via
Il vicolo, che è tutt'uno con la via fu aperto dal cardinale Alessandro Farnese poi papa Paolo III[4]. Fu chiamato via della Marna dopo la I guerra mondiale, ma nel 1940 gli fu ridato il nome dei baullari.
I baullari fabbricavano e vendevano bauli e valigie. La loro università, o corporazione, aveva come protettore sant'Eligio, vescovo di Noyon, protettore dei ferrati, degli orefici, dei gioiellieri, dei sediari, dei sellari e degli astucciari. Il santo era orafo, fabbro e sellaro.
Al n. 132 vi è una casa rinascimentale a tre piani, di fronte, al n 24, una casa con portone e bel mascherone. Al n 43 vi è la casa dei Pichi o Picchi del Quattrocento, restaurata nell'Ottocento dalla famiglia Cancani.
Alessandro Rufini[5], scrittore di cose romane, nel 1847 sostiene che ai baullari erano subentrati gli ombrellari.
VICOLO DELLE BOLLETTE
da via dei Crociferi a via delle Muratte
rione II Trevi
Deriva dai fabbricanti di chiodi e bollette o bullette che in questo luogo esercitavano il loro mestiere dal Seicento. La bolletta o bulletta era un chiodo corto di ferro con capocchia larga e tonda usato per chiodare le suole delle scarpe dei contandini che venivano imbullettate per economia.
Bolletta deriva dal latino bulla = borchia.
All'angolo con via delle Muratte c'è una edicola sacra, rappresenta la Madonna, questa nel Settecento avrebbe aperto gli occhi miracolosamente.
VICOLO DEL BOLOGNA
dal vicolo del Cinque a via Benedetta e a piazza della Scala
rione XIII Trastevere
Si trova di fronte alla chiesa di Santa Maria della Scala. Il toponimo deriva dal falegname o chiavaro Alessandro detto "il Bologna" perchè proveniente da quella città. Al n. 40 edicola sacra di Madonna Addolorata, avrebbe mosso gli occhi nel Settecento. Al n. 37 mascherone con due putti ai lati su un edificio cinquecentesco con portone bugnato e altra edicola della Madonna.
Al n. 36 sono murate due tabelle di colombari del I secolo con i nomi dei defunti: Emilio e Valeria Peloride. Si nota anche in vicinanza un frammento di colonna tortile con capitello e un mascherone. Al n. 53 un edificio a torre con fregio e stemma. Al n. 7 altra edicola mariana del Settecento con cherubini, badacchino e cupolino. Presso il n. 2 una lapide con il famoso bando che vieta di gettare mondezza.
VICOLO DEL BOTTINO
da piazza di Spagna senza uscita
rione IV Campo Marzio
Fino al 1954 andava da piazza di Spagn ed era senza uscita, l'anno seguente su esteso fino a raggiungere via di San Sebastianello. Oggi è nuovamente senza uscita ma trafficatissimo perchè qui si trova l'uscita della metro A Spagna, proprio la costruzione della stazione ha chiuso il vicolo.
Il nome deriva dai condotti dell'Acqua Vergine. Marco Vipsanio Agrippa per dare l'acqua alle terme, al Pantheon e ai giardini di Campo Marzio, fece costruire l'acquedotto che portava l'acqua al Pincio. Presso la salita di San Sebastianello veniva alimentata una piscina o botteda cui il nome bottino. Su alcune carte topografiche del passato questo vicolo è chiamato cieco.
In questo vicolo è l'ingresso a uno degli alberghi più esclusivi di Roma che affaccia con le proprie terrazze direttamente sulla scalinata di Trinità de Monti. Una lapide sulla destra ricorda che qui abitò per molti anni Corrado Alvaro scrittore romano di adozione. La piccola strada brulica di attività commerciali e di ambulanti a ogni ora del giorno, vi si trova anche un luogo per noleggiare biciclette.
VICOLO DE BOVARI
da piazza del teatro di Pompeo a piazza del Paradiso
rione VI Parione
Il nome deriva dalle stalle dove si custodivanoi buoi, mentre i bovari riposavano nella vicina piazza Pollarola. Qui poteva essere anche la sede della Corporazione dei Bovari. Sul vicolo prospetta la facciata posteriore del palazzo Pichi del Quattrocento eretto forse su disegno di Leon Battista Alberti. La parte più antica del palazzo è questa e quella su via del Paradiso.
VICOLO DEL BUCO
da via della Luce a piazza del Drago
rione XIII Trastevere
Per il Rufini il nome è dovuto alla strettezza del vicolo, per altri ad un'osteria molto angusta, detta "il Buco" e che poi si chiamò dell'"Antica Villetta", scomparsa nel 1860.
Questo vicolo costeggia la chiesa di Santa Maria della Luce ricostruita intorno al 1730 dall'architetto Gabriele Valvassori. Ha una facciata disadorna. E' di antica origine. L'interno è a tre navate divise da pilastri con lesene. Vi è "Il transito di San Giuseppe" di Giovanni Conca (1754), al terzo altare di sinistra "San Francesco di Paola e santi" dello stesso. Nel catino dell'abside si trova il "Padre Eterno" di Sebastiano Conca. Il campanile è romanico.
Nel vicolo del Buco vediamo il transetto e l'abside del secolo XIII dalla parte esterna. Sul muro vi è un arco chiuso e una iccola lapide con la scritta: "Qfuesto muro è sacro alla Madonna della Luce, rispettatelo".
Più oltre vi è una porta con architrave e stipiti di marmo chiusa da mattoni. Sull'architrave si legge appena questa epigrafe: "...in Dominicus Maurus Cusentiunus huius eccl(esiae) rector / fecit anno 1668". Al n.7 vi è una casetta medioevale.
VICOLO DE' BURRò
da via de Burrò a piazza di Pietra
rione III Colonna
Il nome deriva dal francese bureau che i romani hanno corrotto in burò, perchè qui erano gli uffici della Dogana durante la dominazione francese a Roma 1798-99. All'angolo del vicolo è una lapide che vieta di lasciare sporco (1753). La piazza è stata realizzata su disegno di Filippo Raguzzini.
VICOLO DELLA CAFFARELLA
E VICOLO DELLA CAFFARELLETTA
nella valle della Caffarella
quartiere IX Appio Latino
Quando si parla di vicolo della Caffarella ci si riferisce a due vicoli con lo stesso nome oggi scomparsi, il primo iniziava a Ponte Lungo, il secondo fuori porta San Sebastiano. La Caffarella è una valle che si trova tra i quartieri Appio Latino e Ardeatino, è attraversata dall'antico fiume Almone oggi comunemente detto marrana della Caffarella. Ha questo nome perchè nel Cinquecento era una tenuta agricola della famiglia Caffarelli, questa fece costruire il casale della Vaccareccia che oggi è il cuore del parco. La valle della Caffarella fa parte del parco dell'Appia Antica. La famiglia Caffarelli aveva il proprio palazzo sul Campidoglio, oggi fa parte dei musei Capitolini ed è occupato da un famoso caffè che presenta un bellissimo affaccio sulla città.
Anche il vicolo della Caffarelletta è oggi scomparso, andava dalla via omonima (che attraversa il parco della Caffarella) alla campagna. Il nome si riferisce a una più piccola tenuta agricola della famiglia Caffarelli dipendente da quella più grande. Si trovava, all'incirca, alla fine della attuali via Macedonia e via Tommaso da Celano (quartiere Appio Latino).
VICOLO DELLA CAMPANELLA
da via di Panico a via dei Banchi Nuovi e al vicolo di San Celso
rione V Ponte
Il nome lo deve all'insegna di un albergo di proprietà del cardinale Alfonso Borgia poi papa Callisto III o dall'abitazione della famiglia Campanella Cesis. Vi abitò il celebre umanista Palladio e Benvenuto Cellini come attesta una lapide all'angolo con via dei Banchi Nuovi.
VICOLO DEL CAMPANILE
da via della Conciliazione al Borgo Pio
rione XIV Borgo
Ha questo nome dal campanile della chiesa di Santa Maria in Traspontina, cioè trans pontem = al di là del ponte sant'Angelo. La chiesa fu iniziata nel 1566, vi lavorarono Ottavio Mascherino e Francesco Paparelli (autore anche del campanile) che la terminò nel 1737. I bombardieri di Castel Sant'Angelo pretesero che la cupola fosse senza tamburo per non ostacolare il tiro delle bombarde.
Il famoso boia di Roma Giovan Battista Bugatti (Senigallia 1779-1869), noto come mastro Titta, abitò in questo vicolo al n. 4[6]. Fu il penultimo boia di Roma, morì dopo aver giustiziato 516 condannati. Nei lunghi periodi di inattività faceva il mestiere di ombrellaio. Eseguiva sentenze capitali in tutto lo stato Pontificio, a Roma in vari luoghi: piazza del Popolo, campo de' Fiori e al Velabro dove Mario Monicelli ambientò "Il marchese del Grillo"[7]. Per ragioni di sicurezza non poteva uscire dal rione Borgo, per questo a Roma si diceva "Boia nun passa ponte". Nel 1817 il poeta inglese George Byron si trovò a piazza del Popolo ad assistere a tre esecuzioni capitali, nel 1844 lo scrittore inglese Charles Dickens partecipò ad un'altra esecuzione capitale di Mastro Titta, questa volta in via de' Cerchi.
Franz raffigurò il vicolo in un giorno di pioggia in uno dei suoi acquerelli più famosi.
VICOLO DELLE CARCERI
OGGI VIA
E VICOLO DEL MALPASSO
via delle Carceri da via dei Banchi Vecchi a via Giulia
confine tra i rioni V Ponte e VI Regola
vicolo del Malpasso tra via Giulia e via dei Banchi Vecchi
rione VI Regola
Vicolo delle Carceri deriva il suo nome dalle Carceri Nuove costruite da papa Innocenzo X[8] al posto di quelle che stavano a Tor di Nona e terminate da Alessandro VII[9]. Altro nome della via fu vicolo della Chiavica di Santa Lucia per la chiesa del Gonfalone dettà così per la vicina cloaca. La chiesa fu detta anche in pescivoli da una pescheria nuova per distinguerla dalla vecchia al Portico d'Ottavia. Benvenuto Cellini offrì a Santa Lucia un occhio d'argento per grazia ricevuta.
Vicolo del Malpasso significa "triste passaggio" perchè vicino alle Carceri Nuove e percorso dai malfattori condotti in prigione. Per altri il toponimo indica una strada scoscesa e accidentata. Il vicolo conduceva pure ad un piccolo porto sul Tevere dove si rifornivano i venditori d'acqua chiamati "acquaroli, acquaricciari, acquarenari". Ricordiamo che mentre l'acqua del Tevere oggi è inquinata, nel Seicento era considerata potabile e addirittura salutare. Pietro Rossini, nel 1693 scrive che "l'acqua del Tevere è la migliore d'Europa per bevere e ciò per la quantità di minerali che vi entrano". Questa veniva depurata dal tipico fango giallastro in appositi serbatoi. Santa Francesca Romana[10], nella sua biografia, narra che si recò al Tevere per bere. I Papi se ne portavano molte botti quando andavano in villeggiatura. La figura dell'acquarolo è visibile nella fontana del facchino presso il Corso (precisamente in via Lata), ritratto secondo il costume dell'università (corporazione) degli acquaioli. Questa era una delle statue parlanti.
VICOLO DEL MORO
OGGI VIA
da piazza Trilussa a piazza Santa Apollonia
rione XIII Trastevere
Il toponimo deriva dall'insegna di una osteria che si trovava in questo vicolo nel Cinquecento. Nel vicolo è ambientato il dramma Er Fattaccio di Americo Giuliani. Si tratta di un fatto realmente accaduto, la storia di un fratello che uccide un altro fratello. Anche Cesare Pascarella ne "La serenata" nomina il vicolo del Moro.
Al n. 24 si trova in angolo con via della Pelliccia l'antico Caffè del Moro con un'insegna molto lunga e vistosa raffigurante due bersaglieri e un marinaio che porgono a tre abissine il Fernet Branca. Si tratta dei Bersaglieri del I Battaglione d'Africa sbarcati a Massaua nel 1885.
Al n. 48 si nota un edificio del Settecento con leoni, conchiglia e caratteristica scaletta esterna.
Al n. 58 una casa con graffiti cinquecenteschi e portale rinascimentale.
VICOLO DELLE PALLE E
VICOLO DELLE PALLINE
vicolo delle Palle da via Giulia a via dei Cimatori e al corso Vittorio
rione V Ponte
vicolo delle Palline da via dei Corridori a Borgo Pio
rione XIV Borgo
Vicolo delle Palle è così chiamato perchè vi erano le case dei Medici, il cui stemma era formato da sei palle su fondo azzurro. In una di queste case abitò il cardinale Giulio de Medici prima di essere eletto papa con il nome di Clemente VII. Nel vicolo vi era uno sferisterio. Si racconta che un giocatore, in un atto d'ira, colpì con la palla l'immagine della Madonna che ne rimase danneggiata. Tale immagine fu portata in San Giovanni de Fiorentini e detta della Misericordia perchè il colpevole, colpito da paralisi, guarì dopo 40 giorni. Ai n. 29 e 30 si trova una casetta del Cinquecento con porte e finestre in peperino.
Vicolo delle Palline è anch'esso chiamato così dallo stemma dei Medici che si vede in un arco del Passetto di Borgo[11]. Al n. 24 abitò Domenico Fontana[12] che in alcuni ambienti della casa dipinse il ricordo di alcune sue opere. Un tempo era detta anche vicolo delle Palle.
VICOLO DEI SERPENTI
da via del Boschetto a via dei Serpenti
rione I Monti
Nel vicolo vecchie case con cassettoni alla romana e intelaiature alle finestre. Sul nome della strada si sono fatte varie ipotesi, i serpenti presenti nella zona quando la strada era in aperta campagna, la famiglia Serpenti che vi abitava, l'immagine della Madonna che schiaccia il serpente, il palazzetto Cerasola sulla cui facciata era affrescata l'immagine del Laocoonte[13].
VICOLO DEI CASALI DI SANTO SPIRITO
da via dei Casali di Santo Spirito senza uscita
quartiere XV Della Vittoria
Nato nel 1947 dopo varie vicende urbanistiche arrivava fino a via dei Colli della Farnesina, dal 1977 è senza via di uscita. In questa zona è stato creato il cimitero di guerra francese nel quale sono sepolti soldati nella quasi totalità marocchini e quindi di religione musulmana. Anche se gli abitanti della zona protestarono per la costruzione di questo cimitero, esso si trova in una posizione meravigliosa ed è tenuto dalle autorità francesi in maniera egregia.
Il nome deriva dalla proprietà dell'stituto ospedaliero.
VICOLO DEL CELLINI
da piazza della Chiesa Nuova a via dei Banchi Vecchi
rioni V Ponte e VI Parione
Assunse questo nome per delibera del Consiglio Comunale perchè il precedente Calabraga era ritenuto indecente!!! L'origine di questo buffo nome sembra dovuto a una famiglia Calabraga o Curtebraga che abitò nel vicolo. Sembra che il grande scultore e orafo Benvenuto Cellini avesse qui il suo laboratorio, a lui è attribuito il disegno della casa rinascimentale al n. 31.
Al n.27 vi è una casa del Cinquecento con tre finestre con architrave al primo piano, al n. 31 ecco una casa con facciata dipinta, al piano terreno una decorazione a finte bugne, sopra un fregio con putti e grifi, al primo piano due finestre centinate fra le quali è raffigurato un combattimento di cavalieri entro un tondo sorretto da sirene, più sopra un fregio con mascheroni e girali, tra le finestre del secondo piano trofei e festoni. Al n. 33-34 vi è un'altra casa del Cinquecento con portone centinato adorno di rose agli angoli, al primo piano due finestre riquadrate, indi un cornicione del Seicento con elementi araldici.
VICOLO DELLE COPPELLE
da piazza delle Coppelle a piazza di Campo Marzio
rione VIII Sant'Eustachio
Il nome della strada è dovuto alfatto che qui si trovavano le botteghe di fabbricanti di coppelle e di barili, recipienti di legno in cui si trasportava l'acqua o il vino. Secondo Costantino Maes una coppella equivaleva a cinque litri. Coppella dal latino cupa = bariletto. I cupellari appartenevano alla confraternita dei falegnami che avevano il loro protettore in San Giuseppe.
Al n. 35 il palazzetto Baldassini eretto da Antonio da Sangallo il Giovane 1514-25, qui abitarono monsignor Della Casa, Pietro Bembo e Giuseppe Garibaldi 1878.
Nella piazza la chiesa di San Salvatore alle Coppelle o della Pietà voluta nel 1196 da Celestino III sulla casa di Santa Abasia che prestava soldi ai poveri in cambio di pegni prima della nascita del monte di Pegni.
VICOLO DEL GALLO
da piazza Farnese a campo de Fiori
rione VII Regola
Qui era una locanda che aveva sull'insegna disegnato un gallo. All'angolo con via dei Cappellari c'è la Taverna della Vacca, una casa con facciata del Quattrocento, era l'abitazione e la taverna di Vannozza Cattanei amante di Rodrigo Borgia poi papa Alessandro VI, madre del duca Valentino di Lucrezia Borgia e di altri due figli.
VICOLO DEI TRE ARCHI
OGGI VIA
E VICOLO DI SAN TRIFONE
il vicolo dei Tre Archi da via dei Coronari a piazza San Simeone
il vicolo di san Trifone da via dei Coronari a via della Maschera d'Oro
entrambi nel rione V Ponte
Vicolo dei Tre Archi è dal 1883 via dei Tre Archi. Tre piccoli archi murati su altrettante finestre di una casa potrebbero aver dato origine al nome, per altri il nome dipende dai tre cavalcavia che la sormontano. La strada assunse il nome di vicolo Stretto perchè il tratto verso via dei Coronari è ritenuto il più stretto di Roma. La via si trova alle spalle del palazzo Milesi e della casa con graffiti della Maschera d'Oro.
Nel film "La dolce vita"[14] di Federico Fellini, gli attori Anita Ekberg e Marcello Mastroianni sbucano da via dei Tre Archi alla fontana di Trevi!!!
Per via di San Trifone il toponimo deriva dalla chiesa di san Trifone che fino al 1940 vi sorgeva. Questa chiesa, edificata nel 1113 da Paquale II e chiamata San Salvatore in Primicerio, non si deve confondere con un'altra omonima che si trovava dove oggi è il convento di Sant'Agostino (via della Scrofa). Al di sopra della porta della chiesa riadattata a casa presso il n. 1, si legge: "Ec(clesi)a Par(rochialis) S. Salvatoris Primicerii". Nella strada una edicola sacra moderna.
VICOLO DELLA VOLPE
dal vicolo della Pace a via dei Coronari
rione V Ponte
Il toponimo deriva da un'insegna di un'osteria, per altri da un forno chiamato "della Volpetta". Secondo queste fonti il forno era su via dei Coronari allo sbocco del vicolo, quindi o il vicolo ha dato il nome al forno oppure il contrario.
Dal vicolo si può ammirare la cupola di Santa Maria della Pace e il campanile di Santa Maria dell'Anima, chiesa nazionale tedesca.
BIBLIOGRAFIA
AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.
AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.
AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.
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Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.
Giorgio Carpaneto, I palazzi di Roma, ed. Newton & Compton, 1991.
Mariano Armellini, Le chiese di Roma, ed. Pasquino, 1982.
Giorgio Carpaneto, I vicoli di Roma, ed. Newton Compton, 1986.
Carlo Zaccagnini, Le ville di Roma, ed. Newton Compton, 1991.
Willy Pocino, Le fontane di Roma, Newton & Compton, 1996.
Giuliano Malizia, Gli archi di Roma, ed. Newton Compton, 1994.
Giuliano Malizia, Le statue di Roma. Storia, aneddotti, curiosità, ed. Newton Compton, 1996.
Mauro Quercioli, Le mura e le porte di Roma, ed. Newton Compton, 1993.
Sergio Delli, I ponti di Roma, ed. Newton Compton, 1992.
Carlo Villa, Le strade consolari di Roma, ed. Newton Compton, 1995.
Alessandro Tagliolini, I giardini di Roma, ed. Newton Compton, 1992.
AA.VV. Enciclopedia Universale, ed. Garzanti, 2003.
AA.VV. Enciclopedia dell’Arte, ed. Garzanti, 2002.
Roma ieri, oggi e domani, ed. Newton Compton.
Forma Urbis, ed. Service Sistem.
AA.VV. Stradaroma, ed. Lozzi, 2005.
AA.VV. Tutto Città, 2011/2012, ed. Seat
SITOGRAFIA
www.comune.roma.it
www.archeoroma.beniculturali.it
www.museiincomune.roma.it
www.romasegreta.it
www.laboratorioroma.it
www.romasparita.eu
www.info.roma.it
www.abcroma.com
www.romanoimpero.com
www.amicidiroma.it
www.andreapollett.com
www.palazzidiroma.it
www.villediroma.com
www.romaspqr.it
www.tesoridiroma.net
www.vicariatusurbis.org
www.repubblica.it
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www.viamichelin.it
www.tuttocittà.it
Piero Tucci
28.03.13
tuccigf@tiscali.it
inbiciperoma.blogspot.it
[1] Teatro Tor di Nona inaugurato nel 1670, divenuto poi teatro Apollo dal 1795, voluto da Giacomo d'Alibert, si trovava dove oggi è lungotevere Tor di Nona, venne demolito dopo l'Unità d'Italia per l'erezione degli argini del Tevere, un monumento, con fontana, ricorda il teatro. Fu il primo ad adottare la sala a ferro di cavallo, ospitò drammi, commedie e vari generi. Nell'aprile 1798 vi recitarono per la prima volta tre donne: Susanna Banchieri, Maria Concetta Matrilli e Anna Priori.
[2] Atleta Apoxiomenos un altra statua è stata ritrovata casualmente durante un'immersione subacquea da un turista belga presso Lussino nel 1996, ma il suo recupero fu possibile solo nel 1999. E' in bronzo, è originale greco, ora si trova al museo Archeologico di Zagabria (Croazia).
[3] Origine nome Babuccio da: Pietro Romano, Famiglie romane, 1942.
[4] Paolo III Alessandro Farnese di Canino. Il primo Papa della controriforma e l’ultimo del Rinascimento. Nel 1540 approva la regola della Compagnia di Gesù. Nel 1548 Filippo Neri fonda la Congregazione dei preti dell’Oratorio o Filippini.
Lo stemma della sua famiglia è composto dai gigli. Convocò il Concilio di Trento nel 1545, approvò la costituzione della Compagnia di Gesù nel 1540. Neutrale davanti al conflitti franco asburgico. Prodigo di favori verso i familiari investì il figlio Pier Luigi del ducato di Parma e Piacenza nel 1545. Celebre il suo ritratto opera di Tiziano a Capodimonte.
E' sepolto in San Pietro nell'abside o tribuna, capolavoro di Guglielmo Della Porta.
[5] Alessandro Rufini, Dizionario etimologico storico delle strade... 1847, Multigrafica Editrice, 1977.
[6] Notizia abitazione di mastro Titta da: Sergio Delli, Le strade di Roma, Newton, 1975.
[7] Il marchese del Grillo film del di Mario Monicelli del 1981, musiche di Nicola Piovani, con Alberto Sordi, Riccardo Billi, Isabella De Bernardi, Flavio Bucci, Cochi Ponzoni e Paolo Stoppa nel ruolo di papa Pio VII.
[8] Innocenzo X Giovanni Battista Pamphili (Papa dal 1644 al 1655) Nunzio in Francia e in Spagna, cardinale dal 1629, cercò di rafforzare lo Stato della Chiesa mantenendone l'autonomia, protesse numerosi artisti tra i quali Benini e Borromini. Lottò contro i Barberini, famiglia del predecessore Urbano VIII. Condannò Giansenio, fu attivo nella Controriforma.
[9] Alessandro VII Fabio Chigi di Siena (Papa dal 1655 al 1667). Lo stemma quadripartito ha i tre monti con una stella e la quercia con i frutti. Membro di una famiglia di banchieri si avvalse del nepotismo in maniera ampia. Protettore del Bernini gli diede l'incarico di progettare il colonnato di piazza San Pietro e la sua tomba nella Tribuna di San Pietro. Impartì il battesimo a Cristina di Svezia. E' sepolto in San Pietro nel passaggio tra abside e transetto sinistro.
[10] Santa Francesca Romana (Roma 1384-1440) Religiosa, di famiglia nobile, dopo essersi prodigata nella cura degli infermi durante la peste del 1413-14, costituì nel 1433 l'ordine femminile delle oblate per l'esercizio di attività assistenziali e caritative, ottenne nel 1437 l'approvazione del pontefice Eugenio IV. Canonizzata nel 1608, la sua festa ricorre il 9 marzo.
[11] Passetto di Borgo in romanesco er Corridore (= il corridoio) fu fatto costruire dall'antipapa Giovanni XXIII Baldassarre Cossa nel XV secolo per portare dai palazzi Vaticani a castel Sant'Angelo, la fortezza della città. Fu utilizzato da Alessandro VI Rodrigo Borgia durante l'invasione delle milizie di Carlo VIII. Nel 1527 Clemente VII lo utilizzo durante il sacco di Roma. Restaurato nel 2000 è visitabile su prenotazione.
[12] Domenico Fontana (Melide sul lago di Lugano nel Canton Ticino 1543 – Napoli 1607) architetto. Si segnalò per opere di ingegneria e di idraulica. Su incarico di Sisto V progettò e attuò il rinnovamento urbanistico di Roma aprendo la via Sistina e la via Merulana. A Roma ha realizzato la facciata del palazzo del Laterano, la Scala Santa, la biblioteca Vaticana e la cappella Sistina in Santa Maria Maggiore. Ha innalzato gli obelischi in San Pietro, in piazza del Popolo, a San Giovanni e all’Esquilino. A Napoli il palazzo Reale e la chiesa del Gesù, la villa Sforzesca a Castellazzara (da wikipedia e dall’Enciclopedia dell’Arte Garzanti, 2002).
[13] Laocoonte era un sacerdote che si oppose affinchè il cavallo di Troia fosse portato all'interno della città. Alcuni serpenti usciti dal mare lo soffocarono insieme ai figli. Celebre è la statua del Laocoonte che si trova in Vaticano.
[14] La dolce vita film del 1960 vincitore della Palma d'Oro al 13° Festival di Cannes e dell'Oscar per i costumi. E' uno dei film più famosi della storia del cinema, punto di passaggio dai film neorealisti ai successivi film d'arte. Sceneggiatura di Ennio Flaiano, musiche di Nino Rota.