MICHELANGELO A ROMA

A SPASSO PER ROMA

ALLA RICERCA DELLE OPERE

DEL GENIO IMMORTALE DI MICHELANGELO

BIOGRAFIA

Michelangelo Buonarroti (o Michelagnolo o Michelangiolo) è stato un protagonista di primo piano del Rinascimento italiano, fu riconosciuto, già al suo tempo, uno dei più grandi artisti di sempre. Il suo nome è collegato a una serie di opere che lo hanno consegnato alla storia dell'arte, alcune delle quali sono conosciute in tutto il mondo e considerate fra i più importanti lavori dell'arte occidentale: il David, la Pietà o il ciclo di affreschi della cappella Sistina. Lo studio delle sue opere segnò le generazioni successive, dando vita, con altri modelli, a una scuola che fece arte "alla maniera" sua che va sotto il nome di Manierismo.

Nacque a Caprese, oggi C. Michelangelo in provincia di Arezzo, nel 1475, da una famiglia fiorentina che aveva ricoperto importanti incarichi politici. Rimase orfano della madre all'età di sei anni e fu affidato ad una balia di Settignano. Per gli studi venne affidato all'umanista di Urbino Francesco Galatea. Vista la sua predisposizione per il disegno fu messo a bottega dal Ghirlandaio e si formò sulle opere dei maestri fiorentini, visse presso la corte medicea fino al 1494. Fu poi a Bologna e Roma dove il Bacco e la Pietà (1496-97) gli procurarono grandissima fama. Tornato a Firenze nel 1501, vi ricevette importanti commissioni (i Tondi Taddei, Pitti, Doni, la Madonna di Bruges e il David). Nel 1505 si trasferì a Roma, chiamato da Giulio II, che lo incaricò dell'esecuzione del proprio mausoleo, si trattava di un'opera faraonica che doveva sorgere al centro della basilica di San Pietro, ma le vicissitudini di quest'opera (per la quale scolpì il Mosè e i Prigioni, si tratta di sei statue di cui due al Louvre e 4 all’Accademia di Firenze, 1513) lo travagliarono per più di trent'anni. Nel 1508 iniziò ad affrescare la volta della cappella Sistina che completò nel 1512. Nel 1520 il cardinale Giulio de Medici (poi papa Clemente VII) gli commissionò la cappella Medici in San Lorenzo a Firenze e l'annessa biblioteca Laurenziana. Dopo la cacciata dei Medici da questa città fu al servizio della repubblica per la difesa con opere di fortificazione. Nel 1534 si trasferì difinitivamente a Roma – chiamato da Paolo III Farnese - dove iniziò l'affresco del Giudizio Universale ancora nella cappella Sistina. La sua attività si volgeva sempre più verso l'architettura (palazzo Farnese, Campidoglio, San Pietro). Degli ultimi anni sono la Pietà nel duomo di Firenze e la Pietà Rondanini (oggi al castello Sforzesco di Milano). Le sue rime influenzate dalla Bibbia, da Dante e dal neoplatonismo, furono in parte ispirate dai legami che l'artista intrecciò con Vittoria Colonna e Tommaso Cavalieri. E' morto a Roma il 18 febbraio 1564 ed è sepolto in Santa Croce a Firenze insieme ai grandi italiani.

Il suo complesso percorso stilistico, partito dalla pienezza rinascimentale delle opere giovanili e passato attraverso crisi profonde che lo accostarono al manierismo, approdò negli anni della tormentata vecchiaia alle Pietà e ai commoventi disegni per Vittoria Colonna carichi di un'intensa drammaticità.

 

ITINERARIO

Da questo itinerario dobbiamo escludere gli stupendi affreschi di Michelangelo della cappella Sistina perchè la loro visita richiederebbe un itinerario a parte, come dobbiamo escludere la cappella Paolina che si trova all'interno dei musei Vaticani, stesso ragionamento vale per la cappella dei Santi Cosma e Damiano che si trova all'interno di Castel Sant'Angelo.

Inoltre escludiamo da questo itineraria la cappella Sforza in Santa Maria Maggiore perchè, a mio giudizio poco rimane del progetto michelangiolesco; mentre per la chiesa di Santa Maria degli Angeli che Michelangelo inserì all'interno delle terme di Diocleziano, non la trattiamo in questo itinerario perchè è stato oggetto di un'altra visita guidata, quella alle terme di Roma classica.

CUPOLA DI SAN PIETRO

Una delle più vaste coperture in muratura mai costruite. Michelangelo si ispirò per essa alla cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze e ne derivò la struttura a doppio guscio di cui quello interno è portante (spessore due metri), quello esterno è rivestito di lastre di piombo. La lanterna è sormontata da una palla che reca una croce. Egli diresse la costruzione di tutta la parte inferiore, fino al tamburo, che era quasi ultimata alla sua morte (1564). La cupola fu eretta in 22 mesi da Giacomo della Porta, assistito da Domenico Fontana. Presenta un diametro di m 41,50 e porta l'altezza complessiva della basilica fino alla sommità della lanterna a 133,30 metri, l’altezza interna è di m 117,57. Il tamburo ha uno spessore di 3 metri.

Se potessimo giungere sotto la cupola, inondata di luce, anche dall’interno ci apparirebbe una delle più meravigliose creazioni architettoniche dell'umanità. E' impostata su quattro grandiose arcate voltate su altrettanti enormi piloni a sezione pentagonale aventi un perimetro di 71 metri. Nei tondi dei quattro pennacchi che sostengono la cupola sono raffigurati i quattro Evangelisti eseguiti a mosaico su cartoni di Cesare Nebbia e Giovanni de Vecchi. Nella fascia prima del tamburo sono impresse le parole di Gesùa Pietro tratte dal Vangelo di Matteo: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa... a te darò le chiavi del Regno dei Cieli". Tutto è gigantesco: la penna di San Marco, in uno dei tondi nei pennacchi della cupola è lunga circa un metro e mezzo, la lanterna è alta più di 17 metri. Oltre ai finestroni la superficie della cupola è scandita dal ritmo dei costoloni con 96 figure racchiuse in campiture trapezoidali e rotonde. Nell'oculo luminoso della lanterna è raffigurato Dio Padre. Nella volta sono raffigurati gli angeli, opere in mosaico su cartoni di Cristoforo Roncalli e Cavalier d'Arpino.

Nelle quattro nicchie aperte dal Bernini alla base dei pilastri della cupola, sono altrettante statue colossali alte 5 metri, volute da Urbano VIII (1629): San Longino con la lancia che asperse il costato di Gesù, del Bernini; Sant’Elena imperatrice, madre di Costantino, con i chiodi e la Croce da essa ritrovata a Gerusalemme; Santa Veronica con il Volto Santo di Francesco Mochi e Sant’Andrea con la sua croce di Francesco Duquesnoy.

Si può salire sulla cupola, bisogna scalare 537 scalini.

Sotto la cupola è il baldacchino del Bernini.

 

PALAZZO FARNESE

Si trova nella piazza omonima. Vasta e regolare, piazza Farnese si presenta tranquilla e quasi del tutto appartata dall’intenso traffico del centro, è ornata da DUE FONTANE GEMELLE la cui composizione è attribuita al Vignola, ma più probabilmente del Rainaldi (1626): l’acqua zampilla dai gigli farnesiani per cadere in piccole tazza marmoree e quindi in due colossali vasche di granito egizio provenienti dalle terme di Caracalla, per riversarsi poi nei sottostanti bacini quadrilobati.

In fondo alla piazza il superbo e grandioso palazzo Farnese, il più bello dei palazzi cinquecenteschi, che conclude trionfalmente in Roma l’architettura del Rinascimento, avviata dal palazzo Venezia.

Venne iniziato nel 1514, per il cardinale Alessandro Farnese (poi papa Paolo III) da Antonio da Sangallo il Giovane, continuato dopo la morte di questi (1546) da Michelangelo e terminato da Giacomo Della Porta. Del Sangallo sono le facciate sulla piazza e sulle vie laterali, fino al coronamento, esclusi il cornicione e la balconata centrale, opera di Michelangolo, che costruì parte del secondo e tutto il terzo ordine del cortile. Giacomo Della Porta aggiunse la facciata posteriore su via Giulia. Il palazzo, passato dai Farnese ai Borbone di Napoli, è oggi sede (dal 1874) della Ambasciata di Francia presso il Quirinale. E' visitabile su richiesta e il 14 luglio di ogni anno.

LA FACCIATA. Maestosa e di mirabili proporzioni, serrata agli angoli da robusta bugnatura, è divisa in tre livelli da vigorose cornici rettilinee decorate con i gigli farnesiani: al pianterreno, 12 finestre architravate e il grande portale a raggiera di bugne; al primo piano 12 finestre con semicolonne reggenti alternativamente timpani triangolari e arcuati, nel mezzo, la loggia architravata tra due coppie di colonne, coronata da grandioso stemma farnesiano; al secondo piano tredici finestre tutte a timpano triangolare; corona l’edificio lo splendido cornicione, anch’esso decorato con i gigli farnesiani, che prende slancio e spicco da vasto spazio libero sopra le finestre dell’ultimo piano e che viene considerato, con quello di palazzo Strozzi a Firenze, il più bello del genere (palazzo di fine 400 di Giuliano da Sangallo e Benedetto da Maiano).

Sulla piazza si trova il palazzo di Roccagiovine, progettato da Baldassarre Peruzzi nel 1527. Ma il suo elegante aspetto settecentesco si deve a Alessandro Specchi (magnifico scalone nel cortile). Qui venne ambientato il film "Un maledetto imbroglio", del 1959, di Pietro Germi, adattamento del romanzo di Carlo Emilio Gadda "Quer pasticciaccio brutto di via Merulana".

Sulla sinistra la chiesetta di Santa Brigida di Pietro Camporese il Vecchio, opera settecentesca, oggi chiesa nazionale della Svezia, sorta nel luogo dove la santa aprì un ospizio per i suoi connazionali.

 

CHIESA DI SANTA MARIA SOPRA MINERVA

E' considerata l'unica chiesa gotica di Roma, è celebre per le opere d'arte in essa contenute che ne fanno un vero museo aperto al pubblico, ospita le spoglie di Santa Caterina da Siena sotto l'altare maggiore, del pittore Beato Angelico, nonchè una scultura di Michelangelo e affreschi di Melozzo da Forlì. E' la chiesa dell'ordine domenicano di Roma. Nel convento annesso, oggi sede della biblioteca della Camera dei Deputati e della biblioteca Casanatense, Galileo Galilei, abiurò alle sue tesi scientifiche.

Dall'VIII secolo qui esisteva un oratorio dedicato alla Vergine già con l'appellativo di Minervum, dal Duecento passò ai frati predicatori con il complesso conventuale. Nel 1280 iniziò la costruzione della chiesa gotica a tre navate grazie ai finanziamenti di papa Bonifacio VIII, fu presa ad esempio santa Maria Novella a Firenze. La facciata è del Quattrocento anche se rimase incompiuta, solo Benedetto XIII nel Settecento la fece completare.

Tra il 1848 e il 1855 Girolamo Bianchedi diresse importanti lavori di restauro che tolsero le aggiunte barocche.

Nella piazza si trova un obelisco egizio issato su di un basamento opera del Bernini, raffigurante un grazioso elefantino. Per i romani è "er purcin de la Minerva".

L'interno è a tre navate divise da possenti pilastri con transetto e profonda abside. Sulle navate laterali si aprono delle cappelle che hanno mantenuto il loro aspetto barocco. Notiamo: la quarta cappella a destra con l'Annunciazione di Antoniazzo Romano; il Battistero ricavato nello spessore della facciata con decorazioni del Raguzzini; la cappella di San Raimondo di Penafort (l'ultima della navata di destra) con il monumento al cardinale Giovanni Diego de Coca, morto nel 1477, opera di Andrea Bregno e l'affresco "Cristo giudice tra due angeli" di Melozzo da Forlì; la cappella Carafa, opera importante del primo Rinascimento a Roma interamente affrescata da Filippino Lippi, il progetto architettonico è attribuito a Giuliano da Sangallo o al Bramante o Baccio Pontelli. La cappella Carafa è stata realizzata tra il 1488 e il 1493, nella parete di fondo presenta l'Annunciazione in una formula nuova, san Tommaso presenta alla Madonna il cardinale Carafa, sul lato opposto l'Angelo. Sulla parete sinistra il monumento a Paolo IV Carafa di Pirro Ligorio. Sulla parete destra San Tommaso in Cattedra, mentre nella lunetta il Miracolo del libro.

A sinistra dell'altare maggiore "Cristo portacroce" di Michelangelo. La prima versione eseguita il 15 giugno 1514 per Metello Vari, fu lasciata incompiuta a causa di un difetto del marmo. L'attuale versione, sbozzata a Firenze da Michelangelo nel 1518, fu completata a Roma da allievi (Pietro Urbano e Federico Frizzi) nel 1521. Il Cristo è completamente nudo, poi venne applicato un panno nel punto più delicato, sembra quasi un eroe pagano, il Cristo è visto qui come Redentore mentre sorregge gli strumenti della Passione, la croce con la destra, la canna, lo spago e la spugna con la sinistra.

Conserva le sepolture dei papi Leone X, Paolo IV, Urbano VIII e Benedetto XIII. Fra le lastre tombali quella dell'umanista Pietro Bembo morto nel 1547.

Nella piazza si trova un obelisco egizio issato su di un basamento opera del Bernini, raffigurante un grazioso elefantino. Per i romani è "er purcin de la Minerva".

 

PORTA PIA

Voluta da papa Pio IV Medici di Milano ed eretta dal 1561 al 1564 su disegno di Michelangelo dove era l'antica porta Nomentana. E' l'ultima opera architettonica di Michelangelo e segna il momento di passaggio dal Rinascimento al Barocco. Nel mezzo del corpo di fabbrica, a mattoni a vista e coronato da una merlatura ornamentale si apre il grandioso portale di travertino con lesene scanalate e ricco timpano composito; ai lati, finestroni a timpano sormontati da minori finestre riccamente incorniciate; più in alto curioso motivo di patene fasciate da una stola (per alcuni allusive all'arte dei chirurghi e barbieri, da cui discendevano i Medici). L'alta mostra reca in cima lo stemma della famiglia, opera di Jacopo del Duca; fiancheggiata da due angeli (Nardo de Rossi 1564), parzialmente rovinata nell'ultimo quarto del Cinquecento, fu ricostruita col frontone neobarocco e lo stemma di Pio IX da Virginio Vespignani (1853-61).

Dello stesso è il prospetto esterno della porta su via Nomentana (1864) a forma di un arco trionfale, a un fornice, fiancheggiato da nicchie con le statue di Sant'Alessandro e di Sant'Agnese di F. Amadori. Le due porte sono unite da bassi fabbricati che afiancano un cortiletto, qui è l'ingresso al

Museo Storico dei Bersaglieri, dal 1932 nell'attuale sede. Tra gli oggetti conservati nel museo spicca la "proposizione" di Alessandro Lamarmora, capitano dei granatieri, che propone al re Carlo Alberto la costituzione del corpo dei bersaglieri. Vi sono inoltre ricordi e cimeli della spedizione in Crimea e delle guerre d'indipendenza.

Nella facciata interna della torretta verso via XX Settembre "Madonna con Bambino", mosaico del 1936, rifacimento di un precedente affresco del 1862.

Sul piazzale fuori la porta si trova il monumento ai bersaglieri dell'arch. Italo Mancini e dello scultore Publio Morbiducci.

CHIESA DI SAN PIETRO IN VINCOLI

detta anche basilica Eudossiana perchè ricostruita da Eudossia moglie dell'imperatore Valentiniano III, per custodirvi le catene di San Pietro rivenute a Gerusalemme e a lei regalate da sua madre Eudocia, moglie di Teodosio II. Consacrata nel 439 da papa Sisto III, fu restaurata da Adriano I (774-95) e poi dopo il mille; notevoli lavori vi fece il nipote di Sisto IV il cardinale Giuliano della Rovere dal 1471 al 1503, anno in cui fu eletto papa con il nome di Giulio II. All'inizio del Settecento fu modificata da Francesco Fontana. In scavi degli anni Cinquanta sono stati rinvenuti resti di precedenti costruzioni risalenti al periodo repubblicano della storia di Roma antica. Questi sono in parte accessibili da sotto il portico a destra.

La facciata è preceduta e nascosta da un elegante portico a cinque arcate su pilastri ottagonali che si innalza da un'ampia gradinata. L'opera è attribuita dal Vasari a Baccio Pontelli, altri la attribuiscono a Meo del Caprino. Nei capitelli l'emblema araldico di Giuliano della Rovere. Notare il grande portale marmoreo quattrocentesco con stemmi rovereschi sull'architrave.

Interno di una certa grandiosità per la sfilata delle venti splendide colonne scanalate di marmo imezio con capitelli dorici e basi ioniche che lo dividono in tre navate.

Il soffitto della navata principale è ligneo e a volta molto ribassata, inciso da un profondo cassettonato, al centro luminoso affresco di G.B. Parodi "Il miracolo delle catene" del 1706. Prima di questo soffitto ve n’era un altro quattrocentesco di cui si conserva in alto a destra la trave della catena centrale divisa in due, vi si legge ancora in latino il nome del cardinale Cusano e l’anno 1465.

L'arco trionfale in fondo è sostenuto da due colonne di granito con capitelli corinzi.

Nella controfacciata le cinque arcate in laterizio della polifora che metteva in comunicazione con il nartece. Subito a sinistra dell'ingresso il monumento ad Antonio e Piero del Pollaiolo con i busti dei due fratelli artisti, opera di Luigi Capponi (dopo il 1498).

Navata destra. Primo altare: Sant'Agostino del Guercino. Secondo altare: Liberazione di San Pietro del Domenichino (copia).

Braccio destro del transetto. Qui è il Mausoleo di Giulio II di Michelangelo, riduzione in modeste proporzioni dell'opera colossale ordinata dal pontefice nel 1513 e concepita dall'artista che vi attese per tre anni e ne fu stornato, con suo grande disdegno, da Leone X (la definì la tragedia della sepoltura). Altre sculture destinate al monumento sono i Prigioni che si trovano tra Firenze e Parigi. Grandeggia in basso la statua seduta di Mosè che sceso dal Sinai contempla sdegnoso gli Ebrei idolatri. Lo sguardo terribile, la posa solenne, la gran barba biblica, danno a questa figura una grandiosità suprema. Le curiose corna sulla testa rappresentano i raggi della "Divina Sapienza".Sul ginocchio si può notare una lieve linea di frattura legata alla famosissima leggenda secondo la quale Michelangelo avrebbe colpito la statua con un mazzuolo gridando: "Perchè non parli?". Venne realizzata tra il 1514 e il 1516. Ai lati, entro nicchie, le due belle statue di Lia e di Rachele (1542-45) simboli della vita attiva e contemplativa, di Michelangelo che le fece ultimare da Raffaellino da Montelupo. Le restanti parti del mausoleo sono di discepoli. Significativa è la posa del pontefice rappresentato nell'atto di risorgere dal sarcofago come per destarsi dal torpore della morte fisica.

A sinistra del monumento bella porta lignea intagliata della prima metà del XVI secolo immette nell'antigrestia in cui è "La liberazione di San Pietro" del Domenichino.

Nella cappella a sinistra del Mosè è "Santa Margherita" del Guercino.

Nella tribuna dipinta da Giacomo Coppi nel 1577 si trova una antica cattedra marmorea, l'altare maggiore è dominato dal baldacchino di Virginio Vespignani del 1872. Al di sotto si trova la confessione sempre del Vespignani nella quale, sopra l'altare vi sono due sportelli con scene della vita di San Pietro, bassorilievo in bronzo dorato del Caradosso 1477, all'interno le catene di San Pietro che si espongono il 1° agosto (secondo la tradizione le due catene che avevano avvinto l'apostolo in Palestina e a Roma, poste a contatto, si saldarono). Nella cripta sotto l'altare si trova un sarcofago paleocristiano con le reliquie dei sette fratelli Maccabei.

Navata sinistra. Al secondo altare un mosaico bizantino del VII secolo raffigura San Sebastiano barbuto, segue il monumento al cardinale Cinzio Aldobrandini di marmi policromi, con la morte che esce da dietro il sarcofago, è del 1707. Al primo altare "Cristo deposto" del Pomarancio, a sinistra tomba di Nicò da Cusa, vescovo di Bressanone, cardinale e governatore di Roma, con bassorilievo policromo di Andrea Bregno: "San Pietro tra il cardinale e l'angelo liberatore".

A destra della basilica si trova il palazzo della Facoltà di Ingegneria progettato da Enrico Guj nel 1885 ma portato a termine da Giovanni Battista Milani (autore del distrutto stabilimento Roma ad Ostia) nel 1925. Include un bel chiostro ad arcate con colonne d'ordine ionico, attribuito a Giuliano da Sangallo (1489-92, terminato nel 1503), nel mezzo elegante pozzo che il Vasari attribuisce a Antonio da Sangallo il Giovane.

PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO

La piazza del Campidoglio è la prima piazza moderna di Roma, dovuta a un regolare progetto, non è di grandi dimensioni ma grandiosa e armoniosa per l'impianto architettonico e la coerenza stilistica. La piazza è stata progettata da Michelangelo con la scalinata, la balaustra, il palazzo dei Conservatori e quello Nuovo, la doppia scalinata del palazzo Senatorio (progetto modificato da Giacomo della Porta e Girolamo Rainaldi), anche il disegno della stella sul pavimento della piazza si deve al grande architetto ma venne realizzata negli ultimi anni che hanno preceduto l'ultima guerra. La stella ha dodici punte con motivazioni religiose: 12 come gli apostoli, ma anche astrologiche: 12 i mesi dell'anno e 12 i segni zodiacali.

Al centro della piazza si trova la statua di Marco Aurelio. L'unica statua equestre del mondo greco romano rimasta intatta fino ai nostri giorni. Non sappiamo con certezza dove si trovava, probabilmente nell'area della colonna Antonina (attuale piazza Colonna), di certo nel medioevo era al Laterano, la sua presenza è documentata dal X secolo. Si salvò dalle distruzioni del Medioevo perchè ritenuta la rappresentazione di Costantino. Venne qui trasportata dal Laterano nel gennaio 1538 per suggerimento di Michelangelo dal papa Paolo III Farnese. Il piedistallo si ritiene opera dello stesso Michelangelo, è ornato con i gigli farnesiani e di Paolo III e da un elogium dell'imperatore. Marco Aurelio cavalca un cavallo di razza pannonica, è rappresentato in atto di parlare al popolo, la zampa destra del cavallo è sospesa in aria, originariamente era poggiata su un barbaro sottomesso. Tracce dell'antica doratura sono visibili sul viso e sul manto dell'imperatore, sulla testa e sul dorso del cavallo. A ben vedere tra le orecchie del cavallo c'è un ciuffo che sembra una civetta. Un’antica leggenda dice che quando tutta la doratura sarà ricomparsa, canterà la civetta annunciando il giudizio universale.

La statua di Marco Aurelio è stata danneggiata da un attentato dinamitardo nella primavera del 1979 che produsse modesti danni al palazzo Senatorio. La statua fu rimossa nel 1981 e portata al San Michele per i restauri, riportata al Campidoglio nel 1990 e collocata in un portico del palazzo Nuovo, nel 1997 venne realizzata la copia che oggi si trova al centro della piazza, finalmente nel 2005 fu realizzata l’aula Aymonino nella quale venne portata.

 

BIBLIOGRAFIA

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- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.

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SITOGRAFIA

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Piero Tucci

28.5.13

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